Il Fondo
Pensione Cometa
Le spese di gestione del fondo Cometa sono circa 17
milioni di euro che, divisi per un reddito/anno medio di 20 mila euro,
equivalgono ad assumere circa 850
lavoratori a tempo indeterminato. Ma se non fosse
esistito il fondo, questi soldi li avrebbero spesi lo stesso? La
risposta è NO, questi sono soldi a fondo perduto, non rivalutati, non
investiti, servono solo per pagare i rimborsi spese ai gestori del fondo, le operazioni
bancarie, le assicurazioni, ecc.; Le aziende versano centinaia di euro
per ogni iscritto (1,25%) , soldi sottratti dal budget di ripartizione
collettiva (per tutti) ad ogni rinnovo del CCNL: circa 90 milioni di euro ogni
anno. Inoltre, anche i fondi pensione come COMETA, rappresentano una nuova
tassa che pagano gli aderenti e che si aggiunge al 33% di contributi
previdenziali che ogni lavoratore versa all’INPS per la pensione. Infine, ai
padroni conviene aumentare la quota da versare al fondo perché, al posto di
riconoscere un aumento per tutti, questa quota la versano solo a una piccola
parte di aderenti.
La Sanità integrativa
La sanità integrativa non garantisce il diritto alla
salute ma incrementa il consumo sanitario e favorisce gli erogatori di
prestazioni sanitarie, quindi diventa principalmente una fonte di profitto:
Viene falsificato il concetto e la pratica della PREVENZIONE che vuol dire
evitare che si producano malattie e disagi. Il suo obiettivo è quello andare
alle cause che fanno perdere la salute. Ad esempio non essere esposti ad
inquinamento ambientale o lavorativo; condurre uno stile di vita sano
(alimentazione corretta, attività fisica, senza fumo, e stress Non saranno i
chek up o gli screening non validati a garantire più salute. Viene nascosta la
differenza fra i diversi sistemi sanitari: quelli fondati sulle assicurazioni
sono molto più costosi e meno efficaci (USA, Svizzera, Olanda) di quelli
universalistici (Italia, Inghilterra Spagna). I circa 300 erogatori di
prestazioni sanitarie integrative o sostitutive portano ad adottare lunghe e
complesse pratiche burocratiche piuttosto che dedicare tempo da parte degli
operatori, medici e infermieri compresi, alle cure e alla relazione con i
pazienti. Aumentano le diseguaglianze: Possono ottenere forme di sanità
integrative coloro che hanno possibilità contrattuali (sono in aziende o luoghi
di lavoro di una certa entità, o i professionisti con consistenti entrate),
ma da queste prestazioni restano fuori i precari, i disoccupati, i lavoratori
di piccole aziende, ossia la maggioranza della popolazione. È una nuova tassa
(sostituisce un aumento retributivo) che si aggiunge al 27 % di IRPEF
nazionale, all’1.5 di quello regionale e allo 0.5 di quello comunale. Per ovviare alla scarsa adesione
dei lavoratori, che pare sia di poche migliaia di unità, da ora in poi la
sanità integrativa sarà per tutti, il lavoratore potrà solo dare
indicazione scritta di non aderire al fondo.
Benefit:
Oltre a quanto sopra, le aziende dovranno dare ai
lavoratori dei benefit (ESENTASSE) quantificati in 100 euro complessivi per il
primo anno (8 euro al mese), 150 euro per il secondo anno e 200 euro per il
terzo anno. Tali cifre saranno omnicomprensive di tutti gli istituti quindi non
contribuiranno ad aumentare il TFR o altri istituti della paga base.
Questi benefit rischiano di essere un blando privilegio (viste le cifre) di
pochi che ne usufruiranno e non, come dovrebbe essere, una possibilità di spesa
(carrello) per tutti, tenendo ben presente che sostituiscono un aumento della
retribuzione e che comunque per i padroni sono esentasse mentre chi li usa le
tasse le deve pagare.
Conclusioni:
nonostante le piattaforme approvate dai lavoratori
dicessero tutt’altro (la Fiom rivendicava il recupero del reale potere
d’acquisto e del 3% di aumento per il 2016), il recupero reale non arriverà
nemmeno al 3% della paga base come somma dei tre anni di applicazione del
contratto (x il 2016 lo 0.1%). Ora le OS firmatarie avranno l’onere di spiegare
ai lavoratori il contenuto di quanto sottoscritto, diranno a loro difesa, visto quanto firmato, che
vi era il rischio di non fare il contratto e che così viene confermato il ruolo
contrattuale di primo livello, oltre a quello di Federmeccanica e delle O.S., e
che tutto il resto passa in secondo piano e viene sacrificato in nome del ruolo
istituzionale che hanno le parti. Per il referendum, possiamo consigliare ai
lavoratori di rigettare l’accordo, ma ci teniamo a ricordare quanto appena
avvenuto con il rinnovo del CCNL dell’Igiene Ambientale dove, contrariamente a
tutte le previsioni anche quelle palesi (e dimostrabili), i lavoratori hanno
approvato a stragrande maggioranza l’accordo firmato, anche se contro i loro
interessi. Ovviamente poi chiederanno l’obolo per gli sforzi profusi, teatrino
che si ripete ad ogni rinnovo.