- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

venerdì 23 dicembre 2016

Referendum CCNL Metalmeccanici: non tornano i conti, ma i metalmeccanici non erano un milione e seicento mila? adesso i voti espressi sono 350 mila, che fine hanno fatto il milione di lavoratori che mancano all’appello?

Il Fondo Pensione Cometa
Le spese di gestione del fondo Cometa sono circa 17 milioni di euro che, divisi per un reddito/anno medio di 20 mila euro, equivalgono ad assumere circa 850
lavoratori a tempo indeterminato. Ma se non fosse esistito il fondo, questi soldi li avrebbero spesi lo stesso?  La risposta è NO, questi sono soldi a fondo perduto, non rivalutati, non investiti, servono solo per pagare i rimborsi spese ai gestori del fondo, le operazioni bancarie, le assicurazioni, ecc.; Le aziende versano centinaia di euro  per ogni iscritto (1,25%) , soldi sottratti dal budget di ripartizione collettiva (per tutti) ad ogni rinnovo del CCNL: circa 90 milioni di euro ogni anno. Inoltre, anche i fondi pensione come COMETA, rappresentano una nuova tassa che pagano gli aderenti e che si aggiunge al 33% di contributi previdenziali che ogni lavoratore versa all’INPS per la pensione. Infine, ai padroni conviene aumentare la quota da versare al fondo perché, al posto di riconoscere un aumento per tutti, questa quota la versano solo a una piccola parte di aderenti.   
La Sanità integrativa

La sanità integrativa non garantisce il diritto alla salute ma incrementa il consumo sanitario e favorisce gli erogatori di prestazioni sanitarie, quindi diventa principalmente una fonte di profitto: Viene falsificato il concetto e la pratica della PREVENZIONE che vuol dire evitare che si producano malattie e disagi. Il suo obiettivo è quello andare alle cause che fanno perdere la salute. Ad esempio non essere esposti ad inquinamento ambientale o lavorativo; condurre uno stile di vita sano (alimentazione corretta, attività fisica, senza fumo, e stress Non saranno i chek up o gli screening non validati a garantire più salute. Viene nascosta la differenza fra i diversi sistemi sanitari: quelli fondati sulle assicurazioni sono molto più costosi e meno efficaci (USA, Svizzera, Olanda) di quelli universalistici (Italia, Inghilterra Spagna). I circa 300 erogatori di prestazioni sanitarie integrative o sostitutive portano ad adottare lunghe e complesse pratiche burocratiche piuttosto che dedicare tempo da parte degli operatori, medici e infermieri compresi, alle cure e alla relazione con i pazienti. Aumentano le diseguaglianze: Possono ottenere forme di sanità integrative coloro che hanno possibilità contrattuali (sono in aziende o luoghi di lavoro di una certa entità, o i professionisti con consistenti entrate), ma  da queste prestazioni restano fuori i precari, i disoccupati, i lavoratori di piccole aziende, ossia la maggioranza della popolazione. È una nuova tassa (sostituisce un aumento retributivo) che si aggiunge al 27 % di IRPEF nazionale, all’1.5 di quello regionale e allo 0.5 di quello comunale. Per ovviare alla scarsa adesione dei lavoratori, che pare sia di poche migliaia di unità, da ora in poi la sanità integrativa sarà per  tutti, il lavoratore potrà solo dare indicazione scritta di non aderire al fondo.
Benefit:
Oltre a quanto sopra, le aziende dovranno dare ai lavoratori dei benefit (ESENTASSE) quantificati in 100 euro complessivi per il primo anno (8 euro al mese), 150 euro per il secondo anno e 200 euro per il terzo anno. Tali cifre saranno omnicomprensive di tutti gli istituti quindi non contribuiranno ad  aumentare il TFR o altri istituti della paga base. Questi benefit rischiano di essere un blando privilegio (viste le cifre) di pochi che ne usufruiranno e non, come dovrebbe essere, una possibilità di spesa (carrello) per tutti, tenendo ben presente che sostituiscono un aumento della retribuzione e che comunque per i padroni sono esentasse mentre chi li usa le tasse le deve pagare.
Conclusioni:
nonostante le piattaforme approvate dai lavoratori dicessero tutt’altro (la Fiom rivendicava il recupero del reale potere d’acquisto e del 3% di aumento per il 2016), il recupero reale non arriverà nemmeno al 3% della paga base come somma dei tre anni di applicazione del contratto (x il 2016 lo 0.1%). Ora le OS firmatarie avranno l’onere di spiegare ai lavoratori il contenuto di quanto sottoscritto, diranno a loro difesa, visto quanto firmato, che vi era il rischio di non fare il contratto e che così viene confermato il ruolo contrattuale di primo livello, oltre a quello di Federmeccanica e delle O.S., e che tutto il resto passa in secondo piano e viene sacrificato in nome del ruolo istituzionale che hanno le parti. Per il referendum, possiamo consigliare ai lavoratori di rigettare l’accordo, ma ci teniamo a ricordare quanto appena avvenuto con il rinnovo del CCNL dell’Igiene Ambientale dove, contrariamente a tutte le previsioni anche quelle palesi (e dimostrabili), i lavoratori hanno approvato a stragrande maggioranza l’accordo firmato, anche se contro i loro interessi. Ovviamente poi chiederanno l’obolo per gli sforzi profusi, teatrino che si ripete ad ogni rinnovo.