- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

lunedì 19 dicembre 2016

Referendum CCNL Metalmeccanici, visto l'esito del referendum del contratto dell'igiene ambientale, speriamo almeno che i voti validi non siano di più dei votanti....

Fino a qualche anno fa il contratto era una conquista dei lavoratori che ottenevano il riconoscimento oltre che di un minimo di salario, anche di diritti e piccoli privilegi che gli consentivano una sopravvivenza più dignitosa all’interno delle fabbriche, ora è esattamente il contrario, i rinnovi contrattuali sono terra di conquista dei padroni che tolgono salario e diritti (i piccoli privilegi sono ormai un ricordo lontano), ci sono già diversi esempi di rinnovi nazionali aberranti per i lavoratori (vedi igiene ambientale), ora si aggiunge, all’elenco, anche quello dei meccanici.
I nostri baldi rappresentanti (purtroppo) ci raccontano che hanno fatto un lungo braccio di ferro con i padroni e che hanno fatto (fare) decine di ore di sciopero per rinnovare questo contratto, ci raccontano che i padroni non hanno interesse al rinnovo perché vogliono chiudere la contrattazione nazionale e spostare tutto sul secondo livello. A noi pare, al contrario, che gli scioperi sono stati molto pochi e sospesi senza nemmeno avere ottenuto nulla rispetto alla posta in gioco, pare che il braccio di ferro era solo una pantomima che serviva a confermare il ruolo di entrambe le parti: Federmeccanica, che deve tenere insieme i padroni o se ne vanno (vedi FIAT), le O.S., che hanno la possibilità di mantenere un ruolo quasi da STATO PARALLELO dato che poi gli accordi superano, addirittura, le leggi dello stato e sono riconosciuti anche dalla magistratura.

Dicevamo quindi, che dopo un anno di “pretattica”, senza una reale mobilitazione, senza scioperi fatti in modo serio e incidenti, siamo arrivati al rinnovo del contratto nazionale metalmeccanici. Una trattativa al ribasso, quella tra industriali e sindacati confederali, all'insegna del mancato coinvolgimento di coloro che avrebbero dovuto avere la prima e l'ultima parola: i lavoratori. Le premesse per un accordo peggiorativo c'erano tutte, bastava guardare alla intesa per la igiene ambientale, ora quanto sottoscritto dai  metalmeccanici si estenderà a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale.  Un contratto con pochi aumenti reali al posto dei quali viene costruito un sistema basato sulla previdenza e sulla sanità integrativa. In questo modo non si tutelano ne il contratto nazionale e nemmeno il welfare ma si contribuisce a smantellare il primo e a ridimensionare il secondo contrariamente a quanto dichiarato dalle O.S., Fiom in testa. Anche Confindustria era in attesa della chiusura del Contratto dei metalmeccanici per avviare un confronto sul nuovo modello industriale definito “Industria 4.0” dove si affronteranno i problemi “sociali” derivanti dall’impatto nell’industria delle nuove tecnologie, come la riduzione degli stipendi e dell’occupazione per accrescere unicamente i profitti padronali. Ma questo contratto sancisce anche la supremazia del nuovo modello di contrattazione, quello scaturito dal testo unico del 2014, quella intesa che archivia ogni forma sindacale conflittuale, ma quali sono i punti cardine della intesa 2016\19? Il primo accordo unitario, con la firma della Fiom, dopo due accordi separati, non un segnale di rottura rispetto agli ultimi anni ma l'accettazione di quanto fino ad oggi la Fiom aveva rifiutato, un po' come già è successo anni fa con il contratto nazionale del commercio con il lavoro domenicale.