Fino a qualche anno fa il contratto era una conquista
dei lavoratori che ottenevano il riconoscimento oltre che di un minimo di
salario, anche di diritti e piccoli privilegi che gli consentivano una
sopravvivenza più dignitosa all’interno delle fabbriche, ora è esattamente il
contrario, i rinnovi contrattuali sono terra di conquista dei padroni che
tolgono salario e diritti (i piccoli privilegi sono ormai un ricordo lontano),
ci sono già diversi esempi di rinnovi nazionali aberranti per i lavoratori
(vedi igiene ambientale), ora si aggiunge, all’elenco, anche quello dei
meccanici.
I nostri baldi rappresentanti (purtroppo) ci raccontano
che hanno fatto un lungo braccio di ferro con i padroni e che hanno fatto
(fare) decine di ore di sciopero per rinnovare questo contratto, ci raccontano
che i padroni non hanno interesse al rinnovo perché vogliono chiudere la
contrattazione nazionale e spostare tutto sul secondo livello. A noi pare, al
contrario, che gli scioperi sono stati molto pochi e sospesi senza nemmeno
avere ottenuto nulla rispetto alla posta in gioco, pare che il braccio di ferro
era solo una pantomima che serviva a confermare il ruolo di entrambe le parti:
Federmeccanica, che deve tenere insieme i padroni o se ne vanno (vedi FIAT), le
O.S., che hanno la possibilità di mantenere un ruolo quasi da STATO PARALLELO
dato che poi gli accordi superano, addirittura, le leggi dello stato e sono
riconosciuti anche dalla magistratura.
Dicevamo quindi, che dopo un anno di
“pretattica”, senza una reale mobilitazione, senza scioperi fatti in
modo serio e incidenti, siamo arrivati al rinnovo del contratto nazionale
metalmeccanici. Una trattativa al ribasso, quella tra industriali e sindacati
confederali, all'insegna del mancato coinvolgimento di coloro
che avrebbero dovuto avere la prima e l'ultima parola: i lavoratori. Le
premesse per un accordo peggiorativo c'erano tutte, bastava guardare alla
intesa per la igiene ambientale, ora quanto sottoscritto dai
metalmeccanici si estenderà a macchia d’olio su tutto il territorio
nazionale. Un contratto con pochi aumenti reali al posto dei quali viene
costruito un sistema basato sulla previdenza e sulla sanità integrativa. In
questo modo non si tutelano ne il contratto nazionale e nemmeno il welfare ma
si contribuisce a smantellare il primo e a ridimensionare il secondo
contrariamente a quanto dichiarato dalle O.S., Fiom in testa. Anche
Confindustria era in attesa della chiusura del Contratto dei metalmeccanici per
avviare un confronto sul nuovo modello industriale definito “Industria 4.0”
dove si affronteranno i problemi “sociali” derivanti dall’impatto
nell’industria delle nuove tecnologie, come la riduzione degli stipendi e dell’occupazione
per accrescere unicamente i profitti padronali. Ma questo contratto sancisce
anche la supremazia del nuovo modello di contrattazione, quello scaturito dal
testo unico del 2014, quella intesa che archivia ogni forma sindacale
conflittuale, ma quali sono i punti cardine della intesa 2016\19? Il primo
accordo unitario, con la firma della Fiom, dopo due accordi separati, non un
segnale di rottura rispetto agli ultimi anni ma l'accettazione di quanto fino
ad oggi la Fiom aveva rifiutato, un po' come già è successo anni fa con il
contratto nazionale del commercio con il lavoro domenicale.