In primo
luogo il salario
e il relativo, e atteso, aumento economico che tutti i
lavoratori metalmeccanici attendono da un anno: a quanto pare la condizione
imposta dagli industriali è recuperare le cifre indebitamente versate ai
lavoratori nel biennio precedente, quando il meccanismo di rinnovo, basato
sull’inflazione programmata dal governo, aveva costretto le aziende a sborsare
una cifra più alta di quella poi definita con l’inflazione reale. Tutto vero a
parte un piccolissimo dettaglio, che il meccanismo di calcolo dell’aumento
economico basato sull’inflazione programmata, per oltre vent’anni aveva
consentito alle aziende di versare cifre di gran lunga inferiori rispetto
all’inflazione reale. Il nuovo meccanismo di calcolo proposto dagli industriali
è una sorta di sistematica autoriduzione del salario poiché il
riferimento all'inflazione IPCA al netto dell’energia importata rappresenta una
perdita per gli operai italiani dato che incide su tutti i capitoli di spesa di
ogni lavoratore. Ma al di là della perdita salariale e di un sistema di calcolo
che non permette alcun recupero del potere di acquisto, un contratto
nazionale non è definibile come tale se baratta aumenti reali dei salari con i
fondi integrativi e i buoni carrello.
L’inflazione
programmata
Come detto sopra, i padroni ci dicono che i
metalmeccanici hanno incassato, senza averne diritto (quasi RUBATO), molto di
più del dovuto perché l’inflazione reale (secondo i dati ISTAT) era più bassa
di quella programmata dal governo. Premettendo che l’inflazione ISTAT è sempre
più bassa del reale costo della vita e il recupero inflazionistico è solo
parziale e non garantisce la effettiva tenuta dei salari, ci ricordiamo quanto
accaduto negli ultimi 20 anni con l’inflazione programmata più
bassa perfino dei dati ISTAT con i lavoratori
metalmeccanici in perdita di centinaia e centinaia di euro? E
poi l’IVA dove la mettiamo? In pochi anni è passata dal 19% al 21% ora è al
22%, tra qualche mese sarà al 23% mentre il governo parla addirittura di
portarla al 25%, quando recupereremo questi soldi? E poi con il
sistema di calcolo ancora più svantaggioso della inflazione IPCA al netto
dell’energia importata, in un paese come il nostro che importa l'80% della
energia, quale contratto potrà definirsi favorevole?
Il
recupero dell’inflazione
Federmeccanica, dato il vantaggioso metodo di calcolo
imposto e ottenuto, è disponibile a riconoscere il 100% dell’inflazione ma Il
recupero economico dovrebbe assorbire eventuali aumenti in essere privi
dell’indicazione NON ASSORBIBILE (probabilmente anche gli scatti di anzianità),
in pratica, l’aumento, lo avrebbero solo i lavoratori che percepiranno
una paga base senza aumenti di vario genere. Per il 2016, a copertura anche
degli scioperi fatti, verranno elargiti ben 80€
una tantum lordi omnicomprensivi. In questo modo i
padroni rientrano, in pochi anni, di quei pochi euro che nel biennio
precedente hanno versato in più ai lavoratori. Eppure poche ore prima della
firma, FIMFIOMUILM asserivano che il contratto avrebbe sancito il pieno
recupero dell’inflazione e del potere di acquisto. A conti fatti si capisce che
hanno mistificato la realtà: la media dell’inflazione IPCA al netto
dell’energia importata è meno dell’1% nei tre ani (2017=0.5% 6€, 2018=1% 10€,
2019=1.2% 13€), per
un totale di aumento di 29€ in tre anni, ma per la prima volta NON SI
DEFINISCE, NELL’ACCORDO, QUAL’E’ L’AUMENTO DA DARE AI LAVORATORI ma verrà
calcolato e ri-contrattato con i padroni, anno per anno. Non solo, ma anche le
O.S. usano il metodo dei padroni e cioè sommano al reale (esiguo) aumento anche
le altre voci che non sono un aumento ma che fanno parte del costo complessivo
a carico dei padroni e che vengono sommate al solo scopo di enfatizzare i pochi
euro reali di aumento. INCREDIBILE.