Lo scorso 30
novembre CGIL CISL e UIL hanno siglato con il governo un "Accordo quadro" sui
contratti del pubblico impiego. Si tratta di "Linee guida" che andranno poi
tradotte nei contratti veri e propri.
Deve essere
chiaro a tutti che siamo di fronte ad un accordo di carattere "preelettorale"
che il governo ha fortemente voluto in vista del referendum del 4
dicembre.
Ma veniamo al
sodo. Questo Accordo contiene degli elementi
inaccettabili:
• Innanzitutto la
cifra prevista per l'aumento medio a regime (ovvero nel 2018) è di soli 85€, del
tutto insufficiente a recuperare la perdita del potere d'acquisto dei nostri
salari causata da 7 anni di blocco contrattuale;
• Sull’accordo non
viene indicato in alcun modo quali saranno le cifre impegnate quindi al momento
non possiamo avere nessuna sicurezza su quanto detto a parole, si sa’ … verba
volant;
• L'erogazione di
questa cifra non è inoltre prevista sulla paga base ma viene legata a criteri di
valutazione della performance individuale e di misurazione della
produttività;
• Nell’accordo si
parla chiaramente di “welfare contrattuale” quindi il rischio concreto è che:
come nel contratto dei metalmeccanici, dell’igiene ambientale e del trasporto
locale, una parte consistente di questo già misero aumento salariale non venga
erogata in denaro ma in "welfare aziendale", ovvero in fondo pensione e
assicurazione sanitaria obbligatori;
• Infine c'è il
rischio concreto - per un certo numero di lavoratori - che questo aumento non si
sommi ma "assorba" gli 80€ del cosiddetto "bonus Renzi";
• Inoltre si fa
espressamente e ripetutamente richiamo a concetti di riforma della pubblica
amministrazione, aumento della produttività e rimessa in discussione della
malattia, congedi e permessi. Questi principi nei su citati rinnovi si sono
tradotti in penalizzazioni per la malattia, aumenti legati alla produttività,
ecc.;
• Sul precariato
si accontentano solo di vaghe promesse, senza che si arrivi ad uno sblocco del
turn over;
• Il blocco
contrattuale in vigore dal 2009 ha causato una perdita economica che ha fatto
crollare gli stipendi al livello di quelli del 2001, ma nell'accordo non si fa'
alcun riferimento al recupero degli arretrati.
Di fatto questo
accordo e gli altri rinnovi siglati in questa stagione contrattuale sono usati
come grimaldelli per ridurre i salari, estendere la miseria, intensificare lo
sfruttamento e la divisione dei lavoratori attraverso accordi aziendali
“sperimentali” e premi di risultato “variabili”, aumentare la flessibilità,
penalizzare le malattie e
introdurre la
pensione integrativa privata, la sanità integrativa privata per finire di
smantellare il sistema pensionistico e la sanità pubblica.
Questa è la fine
dei CCNL, non la loro riconquista!
Insomma ce ne è a
sufficienza per mobilitarsi, respingere questo accordo e chiedere che il
contratto contenga aumenti salariali veri. Se ne hanno il coraggio, CGIL CISL e
UIL convochino le assemblee e facciano decidere con il voto le lavoratrici e i
lavoratori.
Aderite alla
nostra petizione online su: