STOCCOLMA -
Primo paese al mondo, la Svezia appronta una legge che limita severamente la
vendita di armamenti a dittature, paesi autocratici e Stati che violano i
diritti umani. Un accordo tra il governo di sinistra (socialdemocratici del
premier Stefan Lofvén e Verdi) e i quattro partiti di centrodestra
dell´opposizione storica - i quali di solito offrono appoggio esterno
all´esecutivo - è stato raggiunto per scrivere insieme una legge che contenga la
"clausola della democrazia" nelle norme relative all´export di armamenti, che è
una delle voci piú importanti del successo industriale e di eccellenza del
sistema-paese. L'accordo è stato posto al Consiglio sulla legislazione, e presto
quindi la legge sarà pronta.
"Sono fiera che la Svezia sia il primo paese
al mondo a introdurre una simile legge", dice Isabella Lövin, portavoce dei
Verdi, junior partner nel governo. Sofie Damm, esperta di politica estera del
partito democristiano, obietta che in realtà sarebbe stato ancora meglio
introdurre non già severi limiti bensí il bando totale della fornitura di
armamenti a dittature. Ma nel compromesso che comunque introduce una prima volta
mondiale si è voluto tenere conto anche dell´esigenza di non causare danni
eccessivi all´avanzatissima e importante industria militare nazionale, il cui
valore nel 2016 era stimato a 1,21 miliardi di dollari. "E´un compromesso per
non indebolire in modo eccessivo l´industria della Difesa", ha affermato Hans
Wallmark del partito dei Nuovi moderati (centrodestra). "Adesso", egli ha
continuato, "abbiamo un quadro legale che si tradurrà in legge e sarà un chiaro
segnale alle aziende del comparto, che entro certi limiti e principi precisi
l´export è ancora possibile, devono sapere a quali norme attenersi in
futuro".
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