ROMA - La Corte Costituzionale ha cambiato le carte in tavola ormai quattro anni fa e continua a confermarlo anno dopo anno, ma l'Inps non ha ancora cambiato strada e continua a dare le sue prestazioni assistenziali (pensioni, indennità di accompagnamento) solamente a quei cittadini stranieri invalidi o disabili che sono in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo. Una scelta però che discrimina tutti gli altri e che l'Asgi, come pure la onlus "Avvocati per niente", continuano a denunciare. Ora arriva in Parlamento anche un'interrogazione urgente ai ministri per l'Integrazione Kyenge e del Lavoro e delle politiche sociali Giovannini. A presentarla, nei giorni scorsi, un gruppo di senatori appartenenti ai gruppi di Pd, Scelta Civica, M5S e Sel, guidati dalla senatrice Puppato (Pd).
Il tema è appunto quello della "grave pratica discriminatoria in materia di accesso alle prestazioni assistenziali posta in essere dall'Inps nei confronti di cittadini stranieri invalidi o portatori di handicap, aventi i requisiti di legge per conseguire la pensione di inabilità di cui al decreto-legge n. 5 del 1971, convertito dalla legge n. 118 del 1971, l'indennità di accompagnamento di cui alla legge n. 18 del 1980, l'indennità di frequenza di cui alla legge n. 289 del 1990 ed altre previdenze analoghe per persone sorde, cieche, ecc.". Nel testo dell'interrogazione si sottolinea come l'Inps continui, infatti, a circoscrivere la possibilità di conseguire tali previdenze alla titolarità di un permesso di soggiorno di lungo periodo, richiamando quanto disposto dall'art. 80, comma 19, della legge finanziaria n. 388 del 2000 che, modificando la previsione di cui all'art. 41 del decreto legislativo n. 286 del 1998, testo unico sull'immigrazione, aveva stabilito il requisito della carta di soggiorno come condizione di accesso alle prestazioni di assistenza sociale aventi natura di diritto soggettivo.