al TRIBUNALE di BUSTO ARSIZIO
lunedì 28 ottobre
ore 10,30/12,30
Lunedì 7 ottobre 2013 sono riprese presso il Tribunale di Busto Arsizio le udienze del processo che vede imputati 20 compagne e compagni del sindacalismo di base e del Coordinamento di sostegno, solidali con la lotta dei lavoratori delle cooperative in appalto ai magazzini Bennet di Origgio iniziata nel mese di luglio del 2008 e durata diversi mesi.
Una dura lotta autorganizzata,
risultata vincente, che ha conquistato un deciso miglioramento delle condizioni
salariali e normative, che ha rotto l'onnipresente condizione di sfruttamento e
schiavitù presente negli appalti della logistica, che ha costretto la
cooperativa datrice di lavoro a reintegrare un operaio arbitrariamente
licenziato per l'adesione al sindacalismo di base e che ha visto tutti i
lavoratori riappropriarsi di quanto negli anni sottratto loro in termini di
diritti, salario e sicurezza.
Intendiamo denunciare l'essenza
prettamente politica delle accuse contestate a un intero movimento di sostegno
delle lotte dei lavoratori delle cooperative che, proprio a partire dalla lotta
di Origgio del 2008, si è sviluppato e radicato nell'intero settore della
logistica e della distribuzione italiano, confrontandosi con un sistema fondato
su rapporti di lavoro schiavistici e di sfruttamento dove il caporalato (più o
meno legale) disciplina in maniera fortemente autoritaria la manodopera
impiegata.
Non è un caso che le comunicazioni di
rinvio a giudizio siano arrivate dopo tre anni e mezzo dagli scioperi di
Origgio, proprio mentre si stavano diffondendo le lotte dei lavoratori nel
settore della logistica (Esselunga, Ortomercato Milano, il Gigante, DHL), con
accuse pretestuose per intimidire i lavoratori e i solidali. A ciò si aggiunge,
durante le prime udienze del processo in corso, anche la costituzione di parte
civile di Bennet, dell'Italtrans e delle cooperative appaltatrici con richieste
di risarcimento del mancato guadagno durante gli scioperi, come monito e
deterrente ulteriore per le lotte in corso.
La logistica è divenuto un sistema
sempre più centrale e strategico per l'economia italiana, nel quale
l'accumulazione del profitto e la valorizzazione del capitale impiegato da
committenti e appaltatori sono il risultato di ritmi di lavoro disumani, della
pressoché totale assenza di sicurezza e dell'assoluta precarietà dei rapporti di
lavoro.
Ma è proprio in tale contesto che i
lavoratori addetti hanno costruito un percorso autorganizzato nel quale si
riconoscono quali protagonisti diretti per la rivendicazione dei propri diritti,
nel quale l'unità e la solidarietà tra lavoratori, seppur di diversi poli e con
differenti committenti, è perseguita e praticata nel riconoscersi parte attiva
di una medesima classe.
Ecco allora che le lotte degli operai
della logistica, soprattutto se immigrati ricattati dalla necessità del Permesso
di Soggiorno, assumono un valore strategico sia per tutti i lavoratori che per
lo Stato, per i padroni, per le multinazionali che sullo sfruttamento intensivo
di questa forza lavoro costruiscono le proprie strategie politiche ed
economiche.
Sono questi gli strumenti che,
nell'attuale momento di acuta crisi strutturale del capitalismo, rivelano in
tutta la sua brutalità l'aggressione di classe portata dal padronato:
peggioramento delle condizioni di lavoro, ricatti, licenziamenti politici,
pestaggi della polizia, violenza da parte di capi, capetti e caporali, fogli di
via, uso strumentale e complice della Commissione di Garanzia per l'arbitraria
estensione degli stringenti limiti imposti dalla legge sullo sciopero nei
servizi essenziali (cd. legge antisciopero) anche alle operazioni di
movimentazione merci.
Come sempre, non si tratta affatto di
una “tragedia inevitabile”, ma di una chiara e complessiva scelta strategica dei
padroni e dello Stato per ottenere sempre più profitto e superare la crisi
mantenendo intatti il loro potere e la loro ricchezza. Tutto ciò con l'esiziale
connivenza dei sindacati concertativi (CGIL in testa) esemplificata, in tutta la
sua dirompenza, nel recente accordo interconfederale sulla rappresentanza che
regolamenterà, con una decisa stretta in senso autoritario, le procedure per la
sottoscrizione dei contratti collettivi e la costituzione delle rappresentanze
aziendali escludendo dalla formazione i sindacati non firmatari e le
organizzazioni dissenzienti e prevedendo sanzioni per scioperi e azioni di
contrasto agli accordi raggiunti.
E' quindi evidente che questa lotta,
come le numerose altre che si sono succedute in questi anni, non potevano che
determinare anche la reazione violenta di un padronato colpito nel proprio
comando assoluto sulla forza lavoro. Risposta che non poteva peraltro ottenere
che complicità, appoggio e sostegno dalle forze di polizia contro i lavoratori e
contro chi pratica in maniera militante la solidarietà di
classe.
Rimaniamo convinti che, in una fase di
crisi strutturale dell'economia capitalista, ogni conflitto sia da valorizzare e
generalizzare per sviluppare un'alternativa reale alla società
capitalista.
NO ALLE
NUOVE SCHIAVITÙ
CONTRO IL
RAZZISMO PADRONALE E DI STATO
CONTRO LA
CRIMINALIZZAZIONE DI CHI LOTTA
CONTRO
L'ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO
A SOSTEGNO
DI TUTTE LE LOTTE DEI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE
LA SOLIDARIETÀ
È UN'ARMA, USIAMOLA!