Lavoratori
sfruttati, coop che muoiono e risorgono, tasse evase e sindacalisti picchiati a
sangue.
Lidia
Baratta e Luca Rinaldi
Trasporti,
cooperative fantasma, botte e pallottole. Dovendo riassumere il settore in
quattro parole, quello della logistica potrebbe trovare una quadratura fra
queste. Un comparto che ingloba autotrasporto, facchinaggio e anche e-commerce.
Che mette insieme i mobili dell'Ikea e la verdura dei mercati, i prodotti di
Amazon e gli immigrati in nero, le tecnologie all'avanguardia e i tir che
viaggiano come facevano 60 anni fa. Il settore vale il 10% del pil europeo e
impiega milioni di addetti. Solo in Italia occupa circa 400mila persone, eppure
potrebbe contare quasi 2milioni di addetti, se il tutto non soffrisse di una
cronica inefficienza dovuta alla scarsità di connessioni tra i vari nodi del
trasporto e a una carenza infrastrutturale irrisolta da anni. Il 34% degli
addetti è composto da facchini, il 16% da autisti, il 7% da autisti di mezzi
pesanti, il 5% da fattorini.
Un
Paese come il nostro, capace di esportare circa 400miliardi di euro all'anno,
nella logistica dovrebbe essere tra i primi in Europa. Eppure nelle graduatorie
della banca mondiale si piazza solo al quindicesimo posto dei Paesi Ue, bloccato
anche da fattori legati al non rispetto delle regole sia del mercato del lavoro,
sia della concorrenza e dell'impresa. E per accorgersne basta fare un giro tra i
principali snodi della logistica italiana del Nord Italia, tra Milano, Piacenza,
Bologna e la direttrice Alessandria-Genova.
«Un
settore dall'alto tasso di penetrazione criminale», racconta più di un addetto
ai lavori. Voci, dicerie, potrebbe controbattere qualcuno, ma le indagini della
magistratura e le proteste dei lavoratori negli ultimi anni hanno restituito una
fotografia nitida di quel che succede nelle società che si occupano di logistica
sui territori. Non è un caso che la presidente nazionale di Cna-Fita (Unione
nazionale delle imprese di trasporto), Cinzia Franchini, abbia improntato il suo
mandato al rispetto della legalità nel settore. Un intento che l'ha già portata
a subire minacce e intimidazioni nemmeno troppo velate anche da parte dei
cosiddetti "forconi", il movimento che qualche mese fa imperversava nelle piazze
di tutta Italia e che nel settore della logistica affonda le sue
radici.
Logistica, criminalità e false cooperative
Un rapporto che non nasce certamente oggi, quello tra il settore della logistica e la criminalità organizzata, e che anche nell'asse logistico del Nord Italia ha trovato terreno fertile. Un binomio strettamente legato a quello delle cooperative che gravitano nell'universo del trasporto merci e che in Europa costituiscono, spiegano gli esperti, «un unicum che ha costretto colossi come TNT e Dhl ad appoggiarsi proprio a queste cooperative e ai cosiddetti "padroncini"».
Logistica, criminalità e false cooperative
Un rapporto che non nasce certamente oggi, quello tra il settore della logistica e la criminalità organizzata, e che anche nell'asse logistico del Nord Italia ha trovato terreno fertile. Un binomio strettamente legato a quello delle cooperative che gravitano nell'universo del trasporto merci e che in Europa costituiscono, spiegano gli esperti, «un unicum che ha costretto colossi come TNT e Dhl ad appoggiarsi proprio a queste cooperative e ai cosiddetti "padroncini"».
Cooperative
e padroncini fanno dunque nel settore il brutto e il cattivo tempo sulla pelle
di autotrasportatori, facchini e impiegati della logistica in genere. Negli anni
gli esempi non sono pochi: basti pensare ad alcune filiali italiane dello stesso
colosso TNT. Tra le pieghe dell'inchiesta Redux-Caposaldo della Procura di
Milano, entra anche la TNT, azienda leader nel trasporto merci con sede nei
Paesi Bassi, ma operante in Italia tramite piccole società, padroncini e
cooperative, spesso fuori controllo dalla filiale centrale con sede in
Piemonte.