Busto Arsizio e l'Alto Milanese cambiano pagina e cominciano ad accomiatarsi dall'inceneritore che per 40 anni ha fatto ombra sulla città con i suoi camini e il pennacchio di fumo. Aratificare la svolta nella politica di gestione del rifiuto sono stati i 27 comuni soci del consorzio Accam riuniti in assemblea lunedì sera. Davide ha battuto Golia, i 14 piccoli comuni che volevano lo spegnimento dell'inceneritore hanno portato dalla loro parte due amministrazioni di peso comeGallarate e Legnano, inizialmente orientate verso la ristrutturazione di una linea di incenerimento, e sono riusciti a cambiare completamente la linea politica sui rifiuti si un bacino di 450 mila abitanti. Il voto in assemblea dice che il 53% si è espresso a favore della chiusura dell'inceneritore e per la realizzazione della fabbrica dei materiali e di un impianto dell'umido, il 32% si è astenuto (compreso Busto Arsizio, ndr) e il 15% ha votato a favore del revamping.
Fuori dai cancelli di Accam c'erano i lavoratori di Europower, la società che ha vinto l'appalto per il revamping, e dell'inceneritore con il delegato della Fiom Mario Pagani per chiedere la tutela dei posti di lavoro. Oltre ai lavoratori era presente anche un gruppo di rappresentati dei comitati e dei 5 Stelle per sostenere la linea dello spegnimento dei camini. Vista l'aria che si respirava fuori dai cancelli i sindaci hanno deciso di chiudere l'assemblea agli esterni e anche il deputato Ivan Catalano e la senatrice Laura Bignami hanno dovuto stare fuori insieme ai giornalisti.
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