Inutile e costoso: dopo le esternazioni del ministro Orlando, i tempi sembrano maturi per l’abrogazione di quella che è stata considerata una misura “propagandistica”. Savio (Asgi): “Ci si trova nella situazione di fare processi a persone inesistenti, che nel frattempo sono andate vie dall’Italia”
24 luglio 2015
ROMA - “Inefficace, con una capacità limitata, se non nulla, di deterrenza”. Con queste parole in Commissione Affari costituzionali al Senato, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha spiegato perché a breve sarà abolito il reato di clandestinità, come già deliberato dal Parlamento un anno fa. I tempi sono maturi, infatti, perché quella che da più parti è da sempre stata considerata una misura solo “propagandistica e ideologica” venga definitivamente abrogata. La cancellazione rientra tra i provvedimenti previsti nella legge delega sulle “pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio”, già approvata. Nelle scorse settimane è statacompletata anche la redazione del decreto delegato che dà attuazione alla delega. Ora manca solo l’ultimo step, ma come ha spiegato il ministro, le intenzioni del Governo sono chiare: “L'abrogazione del reato di immigrazione clandestina non solo comporterà un risparmio di risorse, giudiziarie e amministrative – sottolinea Orlando -, ma produrrà anche effetti positivi per l’efficacia delle indagini in materia di traffico di migranti e favoreggiamento all'immigrazione clandestina”.