La riforma della sanità lombarda diventa legge. Nella notte tra mercoledì 5 agosto e giovedì 6 il Consiglio regionale ha approvato il testo che rivede la governance del sistema, con 46 voti favorevolie 28 contrari. Sì da Lega Nord, Lista Maroni, Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia e Gruppo Misto; no da Pd, Patto Civico e M5S che in cambio di alcune concessioni importanti hanno rinunciato all’ostruzionismo. L’operazione sarà completata in autunno da un nuovo provvedimento legislativo che interverrà su prevenzione, salute mentale, malattie rare, veterinaria e rapporti con le università.
L’ambizione della legge era archiviare una volta per tutte, dopo quasi vent’anni, il modello forgiato da Roberto Formigoni che ha fatto esplodere l’offerta di cura del privato con un proliferare però di vicende giudiziarie. Doveva cambiare un’era geologica, in effetti alcune novità importanti ci sono. Il principio della riforma scritta da Fabio Rizzi (Lega) e Angelo Capelli (Ncd) è di fare dialogare gli ospedali con gli ambulatori territoriali. È il motivo per cui nascono le Agenzie sociosanitarie territoriali (Asst), che uniscono tutta la filiera sanitaria: d’ora in avanti gli ospedali si dovranno preoccupare anche di seguire il paziente nelle cure sotto casa. “Con le nuove Asst che integrano l’ospedale al territorio – commenta fiducioso Maroni dopo il voto – anticipiamo il futuro”.