BUSTO ARSIZIO - “No Accam”, come ai vecchi tempi: presidio di fronte a palazzo Gilardoni per ribadire che «l’inceneritore deve essere avviato a dismissione, trasformandolo in una fabbrica dei materiali».
La riclassificazione dell’impianto di Borsano con la “qualifica R1”, come impianto per il recupero di energia, fa tornare in auge la protesta contro l’inceneritore.
La riclassificazione dell’impianto di Borsano con la “qualifica R1”, come impianto per il recupero di energia, fa tornare in auge la protesta contro l’inceneritore.
«Bloccare la pratica»
Ieri pomeriggio erano una cinquantina, provenienti da tutto il territorio dell’ex consorzio Accam, i rappresentanti dei comitati e delle associazioni che hanno inscenato un sit-in di protesta fuori da Palazzo Gilardoni. Obiettivo chiedere che «si blocchi la pratica di riclassificazione mantenendo la qualifica precedente, per scongiurare l’arrivo di rifiuti da fuori regione».
Per il comitato Rifiuti Zero, che parla per voce di Claudia Cerini, «la concatenazione è evidente: qualifica R1, modifica dell’autorizzazione integrata ambientale, svincolo dal bacino di conferimento attuale (i 27 Comuni soci, allargabili alla provincia di Varese, ndr), “disponibilità” di rifiuti anche da fuori regione e, infine, smantellamento, di fatto, di aspetti fondamentali della pianificazione regionale».
Per il comitato Rifiuti Zero, che parla per voce di Claudia Cerini, «la concatenazione è evidente: qualifica R1, modifica dell’autorizzazione integrata ambientale, svincolo dal bacino di conferimento attuale (i 27 Comuni soci, allargabili alla provincia di Varese, ndr), “disponibilità” di rifiuti anche da fuori regione e, infine, smantellamento, di fatto, di aspetti fondamentali della pianificazione regionale».