L’8 marzo in diverse parti del mondo le donne si mobiliteranno per il primo sciopero globale. Le attiviste argentine di Niunamenos stanno discutendo l’articolazione delle loro pratiche di lotta a aprtire dal blocco della produzione e della riproduzione. In Polonia, dove un governo conservatore e fortemente autoritario riduce pesantemente gli spazi di libertà, le donne riaffermano la potenza e l’urgenza dello sciopero. Solo pochi giorni fa, all’indomani dell’insediamento di Trump negli USA, milioni di donne sono scese in piazza per manifestare contro il volto patriarcale e razzzista del neoliberismo americano. Un inedito ciclo di lotte femministe sembra, dunque, farsi largo nel mondo.
In Italia nella straordinaria giornata del 26 novembre e nei tavoli tematici del 27, che hanno avviato il lavoro di scrittura del Piano femminista contro la violenza, una marea ha invaso la città di Roma e ribadito che la violenza maschile sulle donne si articola in molteplici forme, mai slegate dallo sfruttamento del lavoro vivo e della riproduzione sociale.
Per questo pensiamo che uno sciopero, articolato in vari modi anche inediti, sia lo strumento più potente che consente la sottrazione dal lavoro produttivo e riproduttivo.