- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

martedì 5 maggio 2020

SERVE UN COMMERCIO SANO PER L’ECONOMIA, LE PERSONE, IL PIANETA Legami fra TTIP, salute e precauzione ai tempi del Coronavirus

Oltre 150 organizzazioni della società civile in Europa e negli Stati Uniti hanno chiesto in un appello comune ai propri politici “di interrompere i negoziati commerciali che metteranno ulteriormente a repentaglio le norme dell’UE in materia di salute e ambiente e aggraveranno la crisi climatica. È necessario un cambio di rotta”. Spetta al Governo, ai partiti, alle parti sociali e alla società civile far imparare a Bruxelles “la lezione italiana”, o come nelle più prevedibili parabole della shock economy si risponderà al problema - la fragilità sociale, ambientale e economica globale legate alla globalizzazione - con una tra le sue peggiori cause: l’ennesima, incontrollata, liberalizzazione.

Di seguito il testo dell’appello.

“Abbiamo seguito i recenti colloqui tra la Commissione europea e le autorità statunitensi su un nuovo accordo commerciale (un nuovo TTIP) con incredulità e delusione. È chiaro che la Commissione è pronta a soddisfare le richieste di Trump di ridurre i livelli di sicurezza alimentare dell’UE, a scapito della salute pubblica, del benessere degli animali e dell’ambiente, e di compromettere anche gli impegni dell’UE in materia di cambiamenti climatici. La paura delle minacce lanciate dal presidente degli Stati Uniti di imporre tariffe elevate alle auto europee non può essere una scusa per una ritirata dall’interesse pubblico. L’apparente cambiamento di paradigma all’interno della Commissione, che emerge dopo mesi di trattative a porte chiuse e in gran parte al riparo dal controllo pubblico, è estremamente allarmante. Chiediamo ai governi e ai parlamentari dell’UE di spingere la Commissione a modificare questo approccio. Deve essere chiarito all’amministrazione americana che i nostri livelli di salute pubblica e protezione ambientale non sono in vendita. La pressione esercitata dai negoziatori statunitensi sull’Unione europea per abbattere i nostri standard non è una novità. Recenti dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Agricoltura statunitense Perdue hanno chiarito che qualsiasi accordo dipenderà dalle concessioni dell’UE rispetto alla carne sterilizzata con
acido o cloro o trattata con ormoni, ai residui di pesticidi negli alimenti e nei mangimi o per lo mantellamento delle norme di cautela rispetto agli OGM.
La novità è la risposta dell’UE. Quando in precedenza era stato negoziato con gli Stati Uniti un accordo di libero scambio globale (TTIP), la Commissione sosteneva che non avrebbe abbassato gli standard. Ma le recenti dichiarazioni del commissario commerciale Phil Hogan sugli attuali colloqui mostrano un approccio diverso. Ha parlato di “un lungo elenco di barriere normative in agricoltura” che potrebbero essere “risolte” in un accordo. Queste “barriere normative” esistono per delle buone ragioni: abbiamo regole sui pesticidi e gli ormoni chimici nelle carni per proteggere la nostra salute e l’ambiente.
Abbiamo restrizioni sugli OGM per proteggere la biodiversità e i consumatori. Abbiamo restrizioni sulle carni trattate con cloro o acido per proteggere il benessere degli animali e la sicurezza alimentare. L’impegno dei cittadini dell’UE nei confronti di un approccio precauzionale è stato fortemente confermato durante il dibattito pubblico sul TTIP, un accordo commerciale che non sarebbe sopravvissuto a un voto democratico all’interno dell’UE se avesse incluso concessioni sulla scala ora richiesta dagli Stati Uniti.

Riteniamo che la Commissione stia mettendo a rischio gli obiettivi (dichiarati) del “Green Deal europeo”. Questa strategia elenca, almeno sulla carta, diversi elementi ora nel mirino degli Stati Uniti. Ad esempio, secondo la strategia l’UE deve lavorare “per ridurre in modo significativo l’uso e il rischio dei pesticidi chimici”. I ripetuti richiami del Panel intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) e della Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) a sostegno di un’agricoltura sostenibile aggiungono ulteriore forza a questo impegno.
Tuttavia, la Commissione non ha respinto le richieste degli Stati Uniti di abbassare le ambizioni in questo settore, e quindi rischia di aggiungere potenza al tipo di agricoltura più inquinante. Inoltre, dato che l’approccio conciliante della Commissione è un tentativo di proteggere le esportazioni dall’UE di auto
notoriamente dannose per il clima, la promessa del Green Deal europeo di attuare un approccio più ecologico all’agricoltura e al commercio sembra ora essere compromessa dalla stessa Commissione. Inoltre, la Commissione non ha nemmeno il mandato per condurre negoziati su tali questioni. Il mandato adottato nell’aprile 2019 non lascia spazio ai negoziati su alimenti e altri standard di sicurezza..

Il commissario commerciale Hogan ha affermato che “sta cercando di esaminare i modi in cui attraverso la cooperazione normativa potremmo essere in grado di considerare le barriere non tariffarie come un modo per mettere in discussione le questioni agricole”. Ciò suggerisce che il commissario per il commercio Hogan vuole stabilire un dialogo segreto a lungo termine dietro le quinte per trovare il modo di soddisfare le richieste degli Stati Uniti, per le quali ha il sostegno di alcuni Stati membri.

Non dobbiamo permettere che ciò accada. Ciò minerebbe le leggi e le procedure dell’UE concordate decenni fa, non rientra nell’attuale mandato e non dovrebbe rientrare in un nuovo mandato. Alla luce di quanto affermato e motivato, chiediamo ai governi europei in seno al Consiglio dell’UE e ai parlamentari nazionali e europei di garantire che le nostre preoccupazioni in materia di protezione dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, trasparenza e coinvolgimento della società civile siano considerate e accolte. I nostri eletti devono chiedere una revisione degli attuali colloqui commerciali con gli Stati Uniti. L’UE deve chiarire inequivocabilmente all’amministrazione degli Stati Uniti che i nostri livelli di salute pubblica e protezione ambientale non sono in vendita, che non soccomberemo alle minacce degli USA e che la politica commerciale deve mettere al primo posto le persone, l’ambiente e il clima”.

Alla luce di questo quadro politico ed economico, come Stop TTIP Italia chiediamo che:
 l’Italia ottenga una moratoria di tutti i trattati commerciali in corso da parte UE fino che non si sia fatta una approfondita valutazione dei loro impatti sulla nostra salute, sull’ambiente, sui diritti dei lavoratori e sul mercato interno;
 che il TTIP venga respinto al mittente, cioè a Donald Trump: negazionista dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici che non sta facendo la sua parte per arginare la diffusione del Coronavirus mentre l’Italia paga in contanti e a caro prezzo la sua scelta interventista e rischia di trovarsi a competere in condizioni di svantaggio con le merci statunitensi sia in Italia, sia nel mercato Europeo, come anche in quello Usa;
 che la lezione del Coronavirus venga assorbita fino in fondo, e per questo, come indicano autorevoli agenzie delle Nazioni Unite, si traduca in più investimenti in sanità, redditi, coesione sociale e tutela dell’ambiente, e non nell’ennesima occasione di speculazione e svendita del Principio di precauzione e degli standard UE, come nei peggiori paradigmi di shock economy.

4 maggio 2020