CRISI: SONO SCANDALOSI I BONUS DI 30.000 EURO INCASSATI DAI MANDARINI DI PALAZZO CHIGI (I CUI STIPENDI PARTONO DA 180.000 EURO L’ANNO) SOLO PER AVER USATO LE MAIL, MENTRE IL PAESE AFFONDA, CRESCE POVERTA’ ED ESERCITO SENZA LAVORO, AUMENTA PRESSIONE FISCALE ALLE STELLE. |
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Mentre il paese affonda travolgendo nella sua rovinosa caduta milioni di nuovi poveri, crescono di oltre il 10% pignoramenti e fallimenti delle imprese, aumenta l’esercito dei senza lavoro (la disoccupazione giovanile supera il 40%), la pressione fiscale raggiunge il 44%, i contribuenti vengono spremuti come limoni per mantenere i mandarini di Palazzo Chigi, i quali non accontentandosi di guadagnare stipendi che partono da 180.000 euro l’anno, hanno incassato l’anno scorso ‘indennità di mail’ (per aver utilizzato la posta elettronica) pari ad una media di 30.000 euro, l’equivalente dello stipendio di 3 precari.
E mentre tra il 2013 ed il 2017, il Def (documento economico e finanziario) prevede un aumento di 80 miliardi di euro del carico fiscale, che arriverà a pesare 770,6 miliardi di euro; la spesa pubblica invece di essere ridotta crescerà di 50 miliardi di euro in cinque anni arrivando a 852,4 miliardi di euro nel 2017, arriveranno a 92.500 miliardi la spesa per interessi del debito pubblico, i “mantenuti di palazzo Chigi” continueranno ad incassare laute prebende ed indennità di “penna” (è questo il paragone più consono per le indennità di mail) per decine di milioni di euro, senza neppure sentire un minimo di vergogna.
Come scrive oggi un quotidiano infatti, “nel 2011 il bonus o ‘indennità di penna’, è spettato al 98% dei funzionari più alti di Palazzo Chigi, e nel 2012 al 99% dei dirigenti. Premi di rendimento che vanno dai 26.600 euro ai 31.600. Il tutto senza considerare che di solo stipendio i 104 dirigenti della presidenza del Consiglio guadagnano circa 180mila euro all'anno”.
Adusbef e Federconsumatori in un esposto alla Corte dei Conti, hanno chiesto di verificare eventuali sperperi, sprechi ed abusi dei “mandarini di Palazzo”.
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mercoledì 20 novembre 2013
SONO SCANDALOSI I BONUS DI 30.000 EURO INCASSATI DAI MANDARINI DI PALAZZO CHIGI
Comunicato Stampa Federconsumatori
Husqvarna, i lavoratori bloccano i tir
Fino a esaurimento scorte. Sembra questa l’unica “strategia industriale” che Ktm ha adottato per laHusqvarna di Cassinetta di Biandronno. Una realtà a cui i lavoratori dello storico marchio di motociclette non si rassegnano. In una ventina si sono dati appuntamento stamani, mercoledì 20 novembre, davanti ai cancelli dello stabilimento, per ribadire il concetto al gruppo austriaco, dandosi un compito ben preciso: impedire il passaggio dei tir provenienti dal Veneto che trasportano a Cassinetta le scorte del magazzino Husqvarna di Volargne, in provincia di Verona. In tutto una cinquantina di camion che da qui a dicembre hanno il compito di spostare i pezzi stoccati in Veneto e trasferirli in provincia di Varese. Ktm ragiona in un’ottica di dismissione dell’attività produttiva e questo ulteriore tassello ne è, ove ce ne fosse bisogno, la prova.
«Il motivo è che una parte dello stabilimento di Cassinetta – dice un dipendente – diventerà un unico grande magazzino con lo scopo di esaurire i pezzi Husqvarna». E dopo? Il dopo è un’incognita per i 180 lavoratori che stanno assistendo al “saccheggio industriale” dell’azienda in cui hanno lavorato.
Queste persone sono state messe di fronte a un plotone di esecuzione, ma il momento della fucilazione rimane un mistero.
varesenews.it
«Il motivo è che una parte dello stabilimento di Cassinetta – dice un dipendente – diventerà un unico grande magazzino con lo scopo di esaurire i pezzi Husqvarna». E dopo? Il dopo è un’incognita per i 180 lavoratori che stanno assistendo al “saccheggio industriale” dell’azienda in cui hanno lavorato.
Queste persone sono state messe di fronte a un plotone di esecuzione, ma il momento della fucilazione rimane un mistero.
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martedì 19 novembre 2013
BUSTO ARSIZIO In consiglio comunale la patata bollente della Piscina Manara
La politica bustocca torna a riunirsi nella sala esagonale di Palazzo Gilardoni. Venerdì sera 22 novembre si riunirà il consiglio comunale per una seduta con 35 punti all'ordine del giorno in attesa che si discuta, finalmente, il bilancio ad anno praticamente concluso (il 29 novembre). Tra i punti all'esame dell'assemblea spiccano quelli riguardanti Agespcon le modifiche agli statuti della Spa e della Servizi in particolare riguardo all'istituzione dell'amministratore unico per le società, con conseguente eliminazione dei consigli di amministrazione, ma anche in merito alla possibilità di aprire solo a soci pubblici.
Altro punto che riguarda Agesp Servizi è la delibera che permetterà al Comune di affidare la gestione della Piscina Manara ricorrendo all’affidamento in concessione a terzi della gestione del servizio pubblico tramite una procedura aperta con ampia pubblicazione del bando di gara ed adottando quale criterio di scelta del concessionario, oltre l’esperienza, la professionalità e la solidità economica maturate l’offerta economicamente più vantaggiosa desunta dalla valutazione complessiva del piano di gestione e del piano economico finanziario che i singoli concorrenti dovranno presentare.
Al primo punto, inoltre, c'è l'adozione della Carta di Pisa ad un anno di distanza dalla presentazione della delibera da parte del consigliere di Sel Marco Cirigliano, se verrà approvata il Comune si doterà di un ulteriore codice etico promosso da Avviso Pubblico. A seguire una lunga serie di mozioni e interrogazioni che toccheranno diversi aspetti della vita cittadina.
varesenews.it
Altro punto che riguarda Agesp Servizi è la delibera che permetterà al Comune di affidare la gestione della Piscina Manara ricorrendo all’affidamento in concessione a terzi della gestione del servizio pubblico tramite una procedura aperta con ampia pubblicazione del bando di gara ed adottando quale criterio di scelta del concessionario, oltre l’esperienza, la professionalità e la solidità economica maturate l’offerta economicamente più vantaggiosa desunta dalla valutazione complessiva del piano di gestione e del piano economico finanziario che i singoli concorrenti dovranno presentare.
Al primo punto, inoltre, c'è l'adozione della Carta di Pisa ad un anno di distanza dalla presentazione della delibera da parte del consigliere di Sel Marco Cirigliano, se verrà approvata il Comune si doterà di un ulteriore codice etico promosso da Avviso Pubblico. A seguire una lunga serie di mozioni e interrogazioni che toccheranno diversi aspetti della vita cittadina.
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Un terzo dei laureati senza lavoro a un anno dagli studi
Penalizzate soprattutto le donne: solo il 18,7% delle neolaureate lombarde occupate ricopre un lavoro adeguato alla propria qualifica. È quanto emerge dall'ultimo Rapporto Specula presentato a Milano-
Continua a crescere il numero dei laureati in Lombardia, fenomeno in controtendenza rispetto al trend nazionale. Nel 2012 tuttavia è rallentata la capacità del mercato lombardo di assorbire i giovani laureati. È quanto emerge dall'ultimo Rapporto Specula Lombardia, presentato oggi a Milano, per la prima volta a Palazzo Pirelli.
UN TERZO LAUREATI SENZA LAVORO A UN ANNO DA FINE STUDI - In base ai dati, un terzo dei laureati in Lombardia, a un anno dalla laurea, è senza lavoro e circa uno su venti (4,7 per cento, contro una media del 3,9 per cento del 2011) trova occupazione fuori regione o all'estero.
PENALIZZATE LE DONNE - Penalizzate soprattutto le donne: solo il 18,7% delle neolaureate lombarde occupate ricopre un lavoro adeguato alla propria qualifica contro il 29,3% degli uomini e questo nonostante le donne pesino oltre il 50% sul totale dei laureati del sistema universitario lombardo e oltre il 60% delle immatricolazioni.
varesenews.it
Continua a crescere il numero dei laureati in Lombardia, fenomeno in controtendenza rispetto al trend nazionale. Nel 2012 tuttavia è rallentata la capacità del mercato lombardo di assorbire i giovani laureati. È quanto emerge dall'ultimo Rapporto Specula Lombardia, presentato oggi a Milano, per la prima volta a Palazzo Pirelli.
UN TERZO LAUREATI SENZA LAVORO A UN ANNO DA FINE STUDI - In base ai dati, un terzo dei laureati in Lombardia, a un anno dalla laurea, è senza lavoro e circa uno su venti (4,7 per cento, contro una media del 3,9 per cento del 2011) trova occupazione fuori regione o all'estero.
PENALIZZATE LE DONNE - Penalizzate soprattutto le donne: solo il 18,7% delle neolaureate lombarde occupate ricopre un lavoro adeguato alla propria qualifica contro il 29,3% degli uomini e questo nonostante le donne pesino oltre il 50% sul totale dei laureati del sistema universitario lombardo e oltre il 60% delle immatricolazioni.
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“Agenzie interinali, gli stipendi dei precari che finiscono nelle casse dei sindacati”
15/11/2013
Qualche giorno fa è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano un articolo dal titolo “Agenzie interinali, gli stipendi dei precari che finiscono nelle casse dei sindacati”.
Noi siamo più che convinti che nel fare sindacato la componente etica non sia un qualche cosa di complementare, ma rappresenti una delle caratteristiche fondamentali per poter svolgere il proprio ruolo in modo credibile ed utile per i lavoratori.
L'articolo riporta in modo molto articolato come Cgil, Cisl e Uil acquisiscono ingenti somme di denaro attraverso un contratto sottoscritto nel 2008 da Epifani, Bonanni e Angeletti per una delle categorie di lavoratori più precari e meno tutelati: i lavoratori interinali.
L'articolo afferma che:” leggendo tra le pieghe del “Contratto collettivo delle agenzie di somministrazione di lavoro”, le vecchie agenzie interinali, si scopre che viene previsto un trasferimento di denaro ai sindacati come “sostegno al sistema di rappresentanza sindacale unitaria”. Stiamo parlando di circa 2 milioni di euro l’anno corrisposti, ormai, dal 2002... Stiamo parlando di oltre mezzo milione di persone (dati 2011 di Assolavoro...)”.
E ancora riporta Il Fatto Quotidiano “...Il sistema è stato introdotto nel 1997 dall’allora ministro Treu e riformato dal centrodestra con la “legge Biagi” nel 2003... ...Per questo tipo di attività sindacale, già nel contratto del 2002, si stabilì che le organizzazioni firmatarie beneficiavano di un contributo pari a un’ora ogni 1700 lavorate, dal valore di 7,75 euro l’ora. Nel 2008 quel valore è stato innalzato a 10 euro l’ora. Facciamo due conti: nel 2011 sono state lavorate 316 milioni di ore. Facendo il dovuto rapporto se ne ricavano 1,8 milioni di euro trasferiti ai sindacati. Nel nuovo contratto del settembre 2013, si è migliorato ancora: il compenso verrà corrisposto per un’ora ogni 1500 lavorate. Un aumento del 13% che si somma al 30% precedente. Le ore complessive del 2012 sono diminuite a 302 milioni, ma l’importo suddiviso tra i tre sindacati è salito a 2 milioni...”.
lunedì 18 novembre 2013
Alitalia, i sindacati prevedono tra i 2.230 e i 2.330 esuberi
Il nuovo piano di Alitalia si potrebbe tradurre in una riduzione del personale tra i 2.230 e i 2.330 dipendenti. A lanciare l'allarme sono fonti sindacali, interpellate dall'agenzia Agi. Ufficialmente l'ex compagnia di bandiera non ha comunicato alcun dato sugli esuberi di personale connessi al nuovo piano industriale, ma, in linea ufficiosa, fonti sindacali sono in grado di fornire già una precisa lista. In particolare, saranno 1.000 i contratti a termine che non verranno rinnovati mentre, per gli assunti a tempo indeterminato, la quota in eccedenza é tra i 1.230 e i 1.330 dipendenti.
Nel dettaglio, spiegano le fonti interpellate, il nuovo piano industriale prevede un esubero di 230 piloti e 400 assistenti di volo mentre le eccedenze del personale di terra sono comprese fra i 600 e i 700 dipendenti. Domani, riferiscono le stesse fonti, l'Alitalia dovrebbe convocare le organizzazioni sindacali per un confronto entro la settimana nel corso del quale verrà illustrato il piano e inizierà la discussione su come affrontare il problema occupazionale.
Le botte della polizia alla scuola Diaz valutate con i parametri di un incidente stradale
Fa discutere la prima sentenza civile per un risarcimento chiesto da un manifestante tedesco che venne pestato ed arrestato durante il bltiz del luglio 2001 alla fine del G8 genovese.
L'uomo, che non si era costituito come parte offesa nel processo penale, aveva chiesto attraverso il suo legale Carlo Malossi di Modena un risarcimento di oltre 200 mila euro. Il giudice della seconda sezione civile Paolo Gibelli ha sostanzialmente accolto le richieste per il danno biologico fissato in 12 mila euro adottando i parametri recenti fissati dalla legge Balduzzi e non quelli cosiddetti della "Tabella di Milano" che stabilisce parametri assai più alti.
Ma è sul risarcimento per la calunnia e l'ingiusta detenzione che i 3.500 euro complessivi sono sembrati assai poca cosa se si considera che gli arrestati della Diaz vennero accusati di reati pesantissimi con prove false appositamente fabbricate dalla polizia e vennero additati in tutto il mondo come pericolosi black bloc.
genova.repubblica.it
L'uomo, che non si era costituito come parte offesa nel processo penale, aveva chiesto attraverso il suo legale Carlo Malossi di Modena un risarcimento di oltre 200 mila euro. Il giudice della seconda sezione civile Paolo Gibelli ha sostanzialmente accolto le richieste per il danno biologico fissato in 12 mila euro adottando i parametri recenti fissati dalla legge Balduzzi e non quelli cosiddetti della "Tabella di Milano" che stabilisce parametri assai più alti.
Ma è sul risarcimento per la calunnia e l'ingiusta detenzione che i 3.500 euro complessivi sono sembrati assai poca cosa se si considera che gli arrestati della Diaz vennero accusati di reati pesantissimi con prove false appositamente fabbricate dalla polizia e vennero additati in tutto il mondo come pericolosi black bloc.
genova.repubblica.it
sabato 16 novembre 2013
I dipendenti battono gli imprenditori
I soggetti con reddito da lavoro dipendente prevalente dichiarano un reddito medio di 20.680 euro mentre coloro che hanno un reddito di impresa prevalente dichiarano mediamente 20.469 euro. E' quanto risulta dai dati diffusi dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia.
Nel confronto la media dei redditi di tutti i lavoratori dipendenti è superiore a quella di tutti gli imprenditori ma diverso è il discorso se si analizzano i dati raffrontando le dichiarazioni dei dipendenti ''privati'' con quelle dei loro diretti sostituti di imposta, comparto per comparto. Nei dati del ministero dell'Economia sono stati distinti i dipendenti che hanno come sostituto d'imposta una persona fisica (9,6% del totale) da quelli con sostituti d'imposta rappresentati da società o enti (90,4 % del totale). Non sono stati considerati i soggetti che lavorano per un ente pubblico che svolge soltanto attività istituzionale. I dipendenti che hanno come sostituto d'imposta una persona fisica con reddito da attività economica dichiarano un reddito medio da lavoro dipendente di 10.647 euro mentre i corrispondenti sostituti d'imposta (circa 575.000 soggetti) dichiarano un reddito medio da attività economica pari a 20.469 euro. L'analisi per macro settori di attività economica evidenzia un maggior scostamento nell'industria e nelle costruzioni. ''Molto più accentuato è il divario tra il reddito medio del lavoratore e il reddito del datore nel caso di sostituti d'imposta società pari rispettivamente a 21.674 euro e 132.183 euro, in particolare il settore dell'industria è quello con il maggior scostamento'', evidenzia il dossier del Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia.
Gli studenti si preparano alla manifestazione: “Piovono mattoni"
La manifestazione organizzata per il 29 novembre punta a rivendicare scuole più sicure e sistemi di trasporto più efficienti ed economici. “E' finito il periodo del silenzio, adesso si inizia a ragionare”, scrivono gli studenti
Piovono Mattoni. Una scelta dettata dal fatto che "veramente piovono mattoni nelle scuole", scrivono gli studenti. L'elenco dei problemi edilizi che affliggono le scuole superiori sono infatti molti. "Ci sono strutture che cadono a pezzi, con perdite ed infiltrazioni di acqua, con finestre che potrebbero danneggiare la salute dello studente qualora finissero in testa agli studenti (perché rotte), con scuole che non hanno neanche le porte dei servizi igienici". E ai tanti i problemi sull'edilizia scolastica - "troppi per elencarli tutti"- si aggiungono quelli relativi alla questione dei trasporti. Per raggiungere tutte le mattine le proprie scuole ci sono giovani che "devono cambiare due o più compagnie di mezzi di trasporto per svolgere una mattinata di scuola.
varesenews.it
Piovono Mattoni. Una scelta dettata dal fatto che "veramente piovono mattoni nelle scuole", scrivono gli studenti. L'elenco dei problemi edilizi che affliggono le scuole superiori sono infatti molti. "Ci sono strutture che cadono a pezzi, con perdite ed infiltrazioni di acqua, con finestre che potrebbero danneggiare la salute dello studente qualora finissero in testa agli studenti (perché rotte), con scuole che non hanno neanche le porte dei servizi igienici". E ai tanti i problemi sull'edilizia scolastica - "troppi per elencarli tutti"- si aggiungono quelli relativi alla questione dei trasporti. Per raggiungere tutte le mattine le proprie scuole ci sono giovani che "devono cambiare due o più compagnie di mezzi di trasporto per svolgere una mattinata di scuola.
varesenews.it
Il Comitato Autorganizzato Saronnesi Senza Casa ha tentato di fare irruzione nei locali del palazzo municipale di Saronno
Blitz del collettivo telos in comune, scontri con le forze dell'ordine
Hanno tentato di fare irruzione in comune dopo che, all’alba di questa mattina, è stata staccata l’acqua all’edificio occupato di via monza. La polizia locale li aspettava e li ha respinti
dopo che questa mattina -alle 5- i tecnici della Saronno Servizi hanno tagliato l’acqua allo stabile occupato dalla costola del centro sociale Telos.
martedì 12 novembre 2013
Comunicato Stampa Federconsumatori
CRISI:
SPECULAZIONE SU CAMBIO LIRA EURO HA TRASFERITO DA TASCHE CONSUMATORI 265,3 MLD €
(11.054 € FAMIGLIA) A FAVORE DI COLORO CHE HANNO DETERMINATO PREZZI E TARIFFE.
CROLLATA
CAPACITA’ DI SPESA FAMIGLIE
ITALIANE.
L’effetto trascinamento del cambio lira-euro entrato in vigore dal 1.1.2002
(1.000 lire= 1 euro), con lo sciagurato tasso di cambio fissato a 1.936,27 lire
ad euro (invece di un giusto tasso di 1.300 lire max per 1 euro), ha svuotato le
tasche delle famiglie italiane, al ritmo di 1.100 euro l’anno di rincari
speculati, per un conto finale superiore a 11.000 euro pro-capite nell’ultimo
decennio.
Dall'ingresso nell' euro infatti,
avvenuto senza alcun controllo nel gennaio 2002 con il Comitato Euro che
assecondava gli aumenti, si è registrata una perdita del potere di acquisto, che
anche le statistiche ufficiali sono costrette a riconoscere, pari a 11.054 euro
per ogni famiglia (24 milioni), con un vero e proprio trasferimento di ricchezza
stimato in 265,3 miliardi di euro, dalle tasche dei consumatori a quelle di
coloro che hanno avuto la possibilità di determinare prezzi e tariffe, al riparo
dai dovuti controlli delle inutili, forse contigue, autorità di settore.
Adusbef e Federconsumatori hanno già
divulgato gli aumenti sconsiderati da changeover, avvenuti con la
complicità dei governi, con la lista di cento prodotti con il prezzo fissato nel
dicembre 2001, ultimi giorni di vita della lira, come ad es. la penna a sfera
aumentata del + 207,7%, seguita dal tramezzino (+198,7%) e dal cono gelato con
(+159,7%), la confezione di caffè da 250 grammi (+136,5%), il supplì (+123,9%),
un chilo di biscotti frollini (+113,3%), la giocata minima del lotto (+ 97,8%),
aumenti vertiginosi su prodotti di largo consumo che hanno svuotato e
saccheggiato le tasche delle famiglie, con un costo complessivo stimato in
11.054 euro pro-capite.
Gli osservatori di Adusbef e
Federconsumatori annotavano anche l’aumento dei costi delle abitazioni, problema
gigantesco per le famiglie italiane, sia per acquisto che per l'affitto e per il
costo mensile complessivo, registrando 25 anni di stipendio nel 2012 per
acquistare un appartamento di 90 metri quadri che nel 2001 ne costava 15 anni di
stipendio medio, a conferma di un aumento vertiginoso dei prezzi e conseguente
crollo del mercato immobiliare.
Il crollo dei consumi e le sofferenze
economiche degli italiani, che ha colpito anche il ceto medio ed i redditi che
potevano essere definiti dei “benestanti” nel 2001,è dimostrato
inconfutabilmente dallo studio Adusbef sulla capacità di spesa (Cds), pari in
Italia a 119 nel 2001,tra le più elevate dei paesi europei superata da
Inghilterra (120); Svezia (123); Belgio (124); Austria (126); Danimarca (128);
Olanda ed Irlanda (134); Lussemburgo (235); più elevata di Francia; Germania e
Finlandia (116). Nel 2012, l’Italia (-16,8%) guida la classifica negativa della
capacità di spesa (Cds) ridotta di 20 punti ed attestata a 99; al secondo posto
la Grecia (-13,8% la Cds che passa da 87 a 75); al terzo il Regno Unito (-8,3%
con la Cds a 110; al quarto il Portogallo – 7,4% che si attesta a 75; al quinto
la Francia -6,9% con la Cds a 108; al sesto il Belgio a 119; mentre Austria
(131); Germania (122); Svezia (129) e Lussemburgo (272) aumentano la capacità di
spesa.
Ora che la crisi economica ha accentuato
la débacle dei consumi, che potranno scendere fino al 9,1% nel 2013, Adusbef e
Federconsumatori propongono la loro ricetta per restituire potere di acquisto
alle famiglie dissanguate: la sterilizzazione totale di prezzi e tariffe per
almeno 12 mesi; il ravvedimento operoso sull’Iva ripristinando l’aliquota del
21%, in linea con la media Ue pari al 20,9%, tassa sui poveri che renderà ancora
più acuta la stagnazione e ridurrà il gettito; la riforma delle distratte
autorità vigilanti, che invece di contrastare monopoli, oligopoli e cartelli
bancari, assicurativi, elettrici e del gas, ci sono andati a braccetto;
l’impegno ad aumentare la concorrenza specie nel settore bancario ed
assicurativo; il rafforzamento della legge sulla class action, che con il ‘danno
punitivo’ può contrastare i predatori delle famiglie; un taglio drastico del 10%
della spesa pubblica, per finanziare gli investimenti e ridurre il debito
pubblico di almeno 20 miliardi l’anno.
Lavoratori senza cassa integrazione protestano all'Inps
I lavoratori della GroundCare e della cooperativa Incontro, due società che operavano a Malpensa impiegando circa 140 dipendenti, hanno protestato sotto la sede dell'Inps di Varese per il mancato pagamento della cassa integrazione straordinaria e del tfr (trattamento di fine rapporto di lavoro). «È da luglio che aspettiamo – dice Elena Pagani di Limido Comasco lavoratrice della Ground Care – ma non abbiamo ancora visto un euro».
«C'è qualcosa di illogico nel comportamento dell'azienda – aggiunge Riccardo di Cerano, collega di Elena – perché ci hanno assunto a tempo indeterminato a luglio per comunicarci a ottobre che ci avrebbero lasciati a casa».
varesenews.it
«C'è qualcosa di illogico nel comportamento dell'azienda – aggiunge Riccardo di Cerano, collega di Elena – perché ci hanno assunto a tempo indeterminato a luglio per comunicarci a ottobre che ci avrebbero lasciati a casa».
varesenews.it
lunedì 11 novembre 2013
SEA HANDLING: PAGANO SEMPRE I LAVORATORI
Hanno firmato per la fine di SEA HANDLING e hanno dato il benestare per il massacro dei
diritti dei lavoratori.
Hanno firmato un assegno in bianco a SEA, non hanno lottato per avere
garanzie scritte sulla tutela dello stato occupazionale e salariale.
Hanno consegnato a SEA un
accordo di percorso condiviso, in cui è sancita la fine di SEA Handling e il
licenziamento di tutti i suoi dipendenti. Tutti i lavoratori verranno posti in
cassa integrazione per poi sperare di essere tra i prescelti della nuova società
che li assumerà , con agevolazioni fiscali, garantendogli solo lo stipendio
previsto sul CCNL ( vi ricordate CAI-Alitalia?).
I
lavoratori saranno costretti a carichi di lavoro maggiori e minori stipendi.
Come per la Costa Crociere i comandanti che hanno affondato l’azienda sono
già in salvo con nuovi incarichi , invece molti lavoratori saranno lasciati in
mezzo al mare senza scialuppa. (morte tua… ricchezza mia..)
Il tutto perché la nuova società dovrà essere più snella, costi del
lavoro più bassi capace di chiudere i bilanci con utili , nonostante lo
sperpero di soldi in premi di risultato, buonuscite ai vari dirigenti e
consulenze ad “amici degli amici”.
Ancora una volta l’azienda ha dimostrato che lo scambio “firma accordi
= permessi sindacali”
funziona!... anche se con costi milionari a carico dei lavoratori…
Si cita
nell’accordo su SEA Handling:
“In conseguenza degli accordi sindacali
sottoscritti, dal 2008 al 2012 SEAH ha ridotto le perdite di esercizio del 90%
circa, passando da un Risultato Netto negativo nel 2008 di oltre 50 mil/€ a un Risultato Netto
negativo di circa 6 mil/€ nel 2012.”
Tutti i
sacrifici fatti dai lavoratori non sono
serviti a nulla!!!
Oggi
vogliono farci credere che per poter garantire la sostenibilità della nuova
società occorre ridurre lo stipendio e l’occupazione!
Basta con queste menzogne!!
Sea
Handling chiude il 2012 con 6 milioni di perdita ; vogliamo fare i “conti della serva”?
Nel 2013 almeno 50 dipendenti sono stati posti in mobilità, e si sa già
che almeno 200 persone verranno trasferite in SEA SPA.
Quindi nel 2014 SEA Handling a parità di lavoro avrà in carico in meno
almeno 250 dipendenti, che per una media annua di costi cad-uno tra stipendio e
contributi per circa 45000.
Ovvero : 250
X 45000= €. 11.250.000,00 (undicimilioniduecentocinquantamila/00)
Quindi
dove stà il problema economico? Cosi… senza toccare nulla , SEA Handling o la
nuova società chiuderebbe con un attivo di almeno 5,5 milioni di euro…
CI STANNO PRENDENDO IN
GIRO!
Quale novità ha apportato il nuovo presidente Modiano?
Nulla…continua come i predecessori ad una gestione delle risorse
superficiale…ma come si fa ad affidare una consulenza sul piano industriale di
Sea ad una società di consulenze che ha portato nuovamente al fallimento
Alitalia?...
Nell’organigramma Sea ci sono circa 200 dirigenti – capi , vicecapi e
capetti, un esercito arrivati in sea per
nomina divina? Quante assunzioni di dirigenti sono state fatte negli ultimi
anni mentre tutti i lavoratori si facevano la cigs e si raccontavano balle ai
part time dicendo che non si potevano cambiare i contratti?
La loro strategia è garantire i loro privilegi e togliere tutti i diritti
ai lavoratori per renderci schiavi, sottomessi, deboli e controllabili.
Nessuno ha il diritto di mettere le mani in tasca ai lavoratori, neanche per un solo centesimo, e ancor meno mettere a rischio anche un solo posto di lavoro!
IL DIRITTO AD UN REDDITO DIGNITOSO NON SI TOCCA!
Questo è il
momento di fare una scelta chiara e di schierarsi senza tentennamenti cercando
la massima solidarietà.
Noi chiediamo , prima che si cominci a
parlare di tagli al costo del lavoro:
TRASPARENZA
SUL NUMERO E STIPENDI DEI DIRIGENTI
Nell’accordo del 2008 sindacati e SEA promettevano sacrifici anche della
dirigenza : niente è successo, i privilegiati sono rimasti tali! …e i
lavoratori, lavorano 3 domeniche in più all’anno..
TRASPARENZA SUL NUMERO E COSTI CONSULENZE
Non lo dicono i “ribelli” di ADL , ma uno dei proprietari di SEA che ci
sono sprechi enormi milionari sulle consulenze! …ma si sta ricominciando da
capo...
TRASPARENZA
SUL NUMERO DI ORE DI PERMESSI SINDACALI /ANNUE
E L’IMPATTO ECONOMICO SU SEA
E’ inconcepibile che decine di migliaia di ore di permesso sindacale
siano erogate così facilmente attraverso accordi tra sindacato e azienda.
Vogliamo vedere come funziona in altre aziende di pari grandezza?...avremo
belle sorprese!
Non credete che riducendo queste voci
sia più serio da parte aziendale e sindacale parlare di “tagli”? …e presentarsi
davanti ai lavoratori in modo dignitoso….
GIORNO 22 NOVEMBRE 2013 ADERIREMO ALLO SCIOPERO DI 24
ORE PER I LAVORATORI DEL GRUPPO SEA
Ilva Taranto, dopo Aia per risanamento ambiente arriva l'accordo per la sicurezza sul lavoro
Dopo l'Autorizzazione integrata ambientale, con gli investimenti per risanare gli impianti dell'Ilva di Taranto, arriva anche il protocollo per la sicurezza sul lavoro. Un insieme di regole che varrà per l'Ilva, ma anche per la raffineria dell'Eni, che è l'altra grande industria dell'area tarantina. A firmare il protocollo sono stati stamattina nella Prefettura di Taranto, oltre ai dirigenti di Ilva ed Eni, i ministri del Lavoro, Enrico Giovannini, dell'Ambiente, Andrea Orlando, il presidente della Regione, Nichi Vendola, e i rappresentanti degli enti ispettivi e di controllo.
«Il problema di Taranto è rappresentato dallo scarso intervento che sinora c'è stato sulla sicurezza del lavoro e dell'ambiente» riconosce il ministro Giovannini. E Orlando aggiunge che morti e incidenti sul lavoro «macchiano il passato e il presente di Taranto, delle aziende e lo stesso concetto di occupazione».
Ora, però, si cerca di voltare pagina. «Abbiamo intrapreso un percorso dal quale non si torna indietro - aggiunge Orlando -. La dimensione della sicurezza del lavoro era quella che mancava accanto al risanamento ambientale, adesso la cominciamo ad affrontare. Abbiamo fatto un passo importante per rimettere sul binario giusto due questioni, salute e lavoro, che non potevano essere superate».
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