martedì 24 aprile 2018
VARESE La sanità pubblica al collasso: l’allarme di medici e cittadini
I
diversi comitati sorti in difesa degli ospedali si sono riuniti per pianificare
azioni unitarie. Dalle due aziende ospedaliere l'appello di 72 primari "Dateci i
medici"
Monta
la rabbia nelle corsie degli ospedali. Dopo
i comitati dei cittadini e i pazienti uniti in associazione, è la volta dei
primari a lanciare un grido d’allarme sull’impoverimento della sanità
pubblica.
A
Varese, nella sede del CVV di via Maspero, ieri sera diverse associazioni e
comitati si sono ritrovati, su invito del Comitato “Noi per l’Ospedale”.
All’ordine del giorno le difficoltà crescenti che si registrano nei reparti
degli ospedali territoriali: « Ieri si sono riuniti i Comitati Provinciali in
difesa dei propri Ospedali – spiega Giorgio Arca presidente del Comitato di
Varese – Per una discontinuità di gestione degli stessi. Per investimenti
mirati ai bisogni dei cittadini. Per una sanità basata sul merito e non
sull’appartenenza e favoritismi. Insieme faremo sentire una voce più
forte in difesa dei diritti dei cittadini come dettato dall’articolo 32
della Costituzione Italiana. Da parte del Comitato Noi Per L’Ospedale che è
stato l’organizzatore diciamo grazie a tutti i comitati per aver aderito al
progetto. Non appena avremo definito le iniziative le renderemo pubbliche
affinchè tutti possano partecipare».
Lunedì
mattina sarà la volta della mamme di Angera chiedere
attenzione e sostegno per far finire quello che definiscono «il peggior
periodo vissuto dall’Ondoli».
Ma
la protesta si è allargata: tra i primari delle due aziende ospedaliere del
territorio Asst Sette Laghi e Asst Valle Olona è girata una lettera appello per
chiedere l’assunzione di nuovi medici.
“Non abbiamo lottato per una sala parto insicura”
Le
mamme dell’Ondoli denunciano una situazione insostenibile: “Hanno smantellato
un’eccellenza. Che fine hanno fatto fondi e promesse?”
«Non
è questo il punto nascite per cui abbiamo lottato, non abbiamo mai chiesto
l’apertura di una sala parto insicura e turni massacranti per il personale».
A denunciare una situazione ormai insostenibile, a distanza di oltre un anno
dalla battaglia che le ha viste scendere più volte in piazza insieme a centinaia
di cittadini del Basso Verbano per la riapertura del reparto di ostetricia, sono
le mamme dell’associaizone Amor.
Che
cosa è accaduto nel frattempo è proprio quello che si scongiurava: mancanza di
personale, specialisti “in fuga” e turni insostenibili tanto da spingere
alcuni medici a gettare la spugna chiedendo una nuova
chiusura.
«Ci
hanno riaperto il Punto nascite, ma lo stanno gestendo su un binario morto,
volutamente – dichiara Alessandra Doridoni, portavoce dell’associazione – non
era questo che abbiamo chiesto.
domenica 22 aprile 2018
Elezioni Rsu Valle Olona: grande successo per la lista ADL
GALLARATE, 20 aprile 2018- Adl ha ottenuto uno strepitoso risultato alle elezioni RSU dell’ASST Valle Olona perché è l’unico sindacato che ha aumentato i propri seggi (con l’unificazione delle due Aziende erano diventati 54, ma ora se ne sono eletti solo 45).
Ringrazia pertanto tutti i propri candidati per l’impegno profuso e tutte le persone che ci hanno votato. Chi pensava di ottenere la maggioranza assoluta (Uil) con l’aggiunta di un altro sindacato ha invece perso 5 delegati (da 23 passa a 18). I sindacati infermieristici non sfondano e perdono 1 delegato del Nursind. La Cgil scompare quasi dall’ex A.O di Gallarate con 51 voti (27 nell’ospedale di Gallarate) mentre 6 anni fa ne aveva presi 156. Quasi stessa sorte tocca alla Cisl che aveva preso 201 voti mentre ora a Gallarate, Somma e Angera ne prende complessivamente 69.
Per quanto riguarda il risultato di Adl, i delegati eletti sono: Petrenga Salvatore che passa da 33 a 70 voti, Cinzia Bani che passa da 23 a 45 voti, Ferderico Pagan con 34 voti e Francesco Inglese con 17 voti, premiati per l’ottimo lavoro svolto come rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Adl quasi raddoppia i propri voti a Gallarate (da 64 a 115), migliora a Busto e Somma e ottiene per la prima volta voti ad Angera. Prossimo obiettivo è ottenere iscritti, voti e candidati a Saronno. Pertanto invita i dipendenti di Saronno a mettersi in contatto con Adl tramite facebook, mail (adlvarese@gmail.com) o telefonando in sede a Busto (0331322688) o a Gallarate (0331777798).
Ora per Adl la priorità sono le assunzioni di personale ove carente, le progressioni ogni 3 anni e non ogni 5 come avvenuto sino ad ora, il ritorno al pagamento degli straordinari ogni 15′, la commissione mensa, la distribuzione di tutta la produttività, l’abbandono del progetto dell’ospedale unico e la lotta alle esternalizzazioni.
Busto Arsizio: Adl è il sindacato più votato in Comune
Le elezioni delle Rsu comunali premiano Adl. È il sindacato “di lotta” a strappare il maggior numero di delegati.
Nelle votazioni, tenutesi in municipio il 17, 18 e 19 aprile, Adl ha ottenuto 124 voti, eleggendo così così cinque rappresentanti: Fausto Sartorato (il più votato in assoluto), Gabriella Centa, Silvano Formica, Rosa Sculco e Carmelo Cirneco.
Nelle votazioni, tenutesi in municipio il 17, 18 e 19 aprile, Adl ha ottenuto 124 voti, eleggendo così così cinque rappresentanti: Fausto Sartorato (il più votato in assoluto), Gabriella Centa, Silvano Formica, Rosa Sculco e Carmelo Cirneco.
Al secondo posto il Csa, che nel 2015 sbaragliò la concorrenza, con 120 voti e quattro delegati: Francesco Fredella, Gloria Miceli, Paola Borsani e Luigi Liotti.
Ancora una volta terza, con 29 preferenze, la Fp-Cgil, che sarà rappresentata nelle trattative da Paola Busotti.
Un eletto a testa anche per Uil-Fpl (Giuseppe Fedele – 18 voti totali) e Cub Pubblico Impiego (Franca Rossetto – 14 voti di lista).
Rimane a secco il Diccap, fermo a quota 10 voti.
Ancora una volta terza, con 29 preferenze, la Fp-Cgil, che sarà rappresentata nelle trattative da Paola Busotti.
Un eletto a testa anche per Uil-Fpl (Giuseppe Fedele – 18 voti totali) e Cub Pubblico Impiego (Franca Rossetto – 14 voti di lista).
Rimane a secco il Diccap, fermo a quota 10 voti.
venerdì 20 aprile 2018
sabato 14 aprile 2018
SANITÀ “Promesse non mantenute: i cittadini si sentono presi in giro”
Cresce la protesta tra i comitati nati in difesa degli ospedali. Si ventila l'ipotesi di una grande manifestazione di piazza. Critico Astuti: “Si apra il confronto con il territorio"
A Gallarate si è svolta ieri sera, mercoledì 11 aprile, una riunione del“Comitato per il diritto alla salute del Varesotto”. Al centro del dibattitoil progetto di ospedale unico che interessa le città di Busto Arsizio e Gallarate.
L’incontro era incentrato soprattutto sugli aspetti finanziari ed economici del progetto ma è stato lo spunto per sollevare ulteriori criticità. I diversi movimenti spontanei territoriali si stanno organizzando per unire le forze e predisporre un’opposizione alle logiche di politica sanitaria regionale con una manifestazione unitaria.
Tra i comitati più attivi c’è quello nato in difesa del Pia Luvini a Cittiglio. In una nota, i promotori parlano di « promesse non mantenute e verità nascoste. I cittadini si sentono presi in giro».
In particolare lamentano la perdurante chiusura del nuovo day hospital oncologico inaugurato in grande stile con l’arrivo di molte personalità politiche nel dicembre scorso e ancora vuoto: « siamo ad aprile 2018,non solo il nuovo reparto è chiuso, ma spesso in camere attigue si trovano pazienti che fanno la chemio o pazienti appena operati. Già perché attualmente day hospital oncologico e day hospital chirurgico si trovano nello stesso reparto e in condivisione di risorse infermieristiche». Decisamente critica è la situazione dell’ortopedia:
In particolare lamentano la perdurante chiusura del nuovo day hospital oncologico inaugurato in grande stile con l’arrivo di molte personalità politiche nel dicembre scorso e ancora vuoto: « siamo ad aprile 2018,non solo il nuovo reparto è chiuso, ma spesso in camere attigue si trovano pazienti che fanno la chemio o pazienti appena operati. Già perché attualmente day hospital oncologico e day hospital chirurgico si trovano nello stesso reparto e in condivisione di risorse infermieristiche». Decisamente critica è la situazione dell’ortopedia:
Sanità in Lombardia: scandali e mazzette
Dai
processi Formigoni al caso Mantovani, fino alla clinica degli orrori Santa Rita
e Tangentopoli. Ora una nuova inchiesta scuote Milano.
Tangenti,
cesti natalizi da mille euro, convegni pagati. Ma anche - da quello che emerge
dalle intercettazioni - infezioni inventate per lucrare su pazienti benestanti.
Un nuovo scandalo
sanitàscuote la Lombardia: quattro primari, due del Galeazzi e due
del Pini, un direttore sanitario e un imprenditore sono stati arrestati dalla
Gdf con l'accusa di corruzione. «Presenteremo presto un progetto di legge per
razionalizzare il sistema dei controlli sia all'interno sia nelle società
collegate alla nostra Regione», ha dichiarato il governatore leghista Attilio
Fontana, «perché credo che episodi di questo genere non possano e non debbano
più ripetersi».
L'OPERAZIONE SMILE. E sarebbe una vera rivoluzione visto che la Sanità lombarda nei decenni è stata attraversata da arresti, bustarelle, milioni nascosti nei puff e, putroppo, vittime. L'ultima pagina risale al febbraio 2016 quando nell'ambito dell'operazione Smile su presunte irregolarità in appalti odontoiatrici vennero arrestate 21 persone tra cui Fabio Rizzi, allora presidente della commissione Sanità e Politiche sociali del Consiglio regionale nonché braccio destro dell'ex governatore Roberto Maroni e padre della riforma sanitaria voluta dal leghista.
L'OPERAZIONE SMILE. E sarebbe una vera rivoluzione visto che la Sanità lombarda nei decenni è stata attraversata da arresti, bustarelle, milioni nascosti nei puff e, putroppo, vittime. L'ultima pagina risale al febbraio 2016 quando nell'ambito dell'operazione Smile su presunte irregolarità in appalti odontoiatrici vennero arrestate 21 persone tra cui Fabio Rizzi, allora presidente della commissione Sanità e Politiche sociali del Consiglio regionale nonché braccio destro dell'ex governatore Roberto Maroni e padre della riforma sanitaria voluta dal leghista.
2015:
bufera sul ras della Sanità lombarda Mantovani
“Non abbiamo capi, ascoltiamo la volontà dei lavoratori”
Il sindacato Adl non molla. “La class action va avanti, anche se il Comune non degna i lavoratori di una risposta dopo la messa in mora”.
Durante l’assemblea dell’altra mattina, i responsabili del sindacato di base hanno rimarcato senza esitazioni la volontà di ricevere gli arretrati attesi dal 2010, “come sancito dall’articolo 47/bis della legge Brunetta”.
Durante l’assemblea dell’altra mattina, i responsabili del sindacato di base hanno rimarcato senza esitazioni la volontà di ricevere gli arretrati attesi dal 2010, “come sancito dall’articolo 47/bis della legge Brunetta”.
La posizione di Adl su questo tema risulta assai distante da altre sigle, a partire dal Csa. Tanto che in un comunicato stampa si legge che “i dirigenti del Comune si sono trincerati in un sordo silenzio, affidandosi per la difesa al Csa, che ha pubblicamente sostenuto l’omissione a danno dei lavoratori”.
Tutto questo a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo delle Rsu, che si terranno il 17, 18 e 19 aprile.
“Noi siamo una realtà che non deve fare i conti con nessun diktat dall’alto o con linee guida già stabilite – sottolinea Fausto Sartorato –. Siamo lavoratori che cercano di migliorare le condizioni dei nostri colleghi, provando a far valere quei pochi diritti che ci sono rimasti. Certo, non è semplice, perché chi firma i contratti nazionali di certo non ci dà una mano. In ogni caso, il nostro unico riferimento sono le decisioni prese democraticamente dai lavoratori nelle assemblee”.
“Noi siamo una realtà che non deve fare i conti con nessun diktat dall’alto o con linee guida già stabilite – sottolinea Fausto Sartorato –. Siamo lavoratori che cercano di migliorare le condizioni dei nostri colleghi, provando a far valere quei pochi diritti che ci sono rimasti. Certo, non è semplice, perché chi firma i contratti nazionali di certo non ci dà una mano. In ogni caso, il nostro unico riferimento sono le decisioni prese democraticamente dai lavoratori nelle assemblee”.
venerdì 13 aprile 2018
giovedì 12 aprile 2018
Attuazione della Determinazione presidenziale n. 176 del 6 dicembre 2017 - Risorse e patrimonio strumentale delle Direzioni regionali Campania, Lazio e Lombardia e delle Direzioni di coordinamento metropolitano di Napoli, Roma e Milano
La
Determinazione presidenziale n. 176 del 6 dicembre 2017, nell’apportare
modifiche al modello organizzativo delle Direzioni regionali (DR) e delle
Direzioni di coordinamento metropolitano (DCM), ha previsto, relativamente alle
attività di gestione delle risorse strumentali e del patrimonio strumentale
delle DR Campania, Lazio e Lombardia e delle DCM di Napoli, Roma e Milano quanto
di seguito riportato:
--
alle Direzioni in questione sono attribuiti i poteri decisionali di rilevazione
dei relativi fabbisogni (beni, servizi e lavori) e i correlati poteri di spesa
(budget economico);
--
l’attività procedurale tecnica e amministrativa di acquisizione dei predetti
beni e servizi e lavori è svolta, in via sperimentale e in relazione al
progressivo processo di accentramento delle funzioni di acquisto, dalla
Direzione centrale Acquisti e appalti (DCAA);
--
le DR e le DCM indicate provvedono direttamente e in maniera autonoma,
attraverso l’utilizzo della piattaforma informatica “e-procurement”, alla
specifica acquisizione di beni standardizzati e di uso comune, presenti a
catalogo e a prezzi prefissati.
In
ultimo, la determinazione prevede che il personale delle suddette Strutture,
incardinato nell’ambito dei team che provvedono alla acquisizione di beni
servizi e lavori, operi in raccordo funzionale con la Direzione centrale
Acquisti e appalti.
Con
la presente circolare, che in via sperimentale riguarderà le sole DR Campania,
Lazio e Lombardia e le DCM di Napoli, Roma e Milano, si forniscono le prime
linee operative attuative degli specifici aspetti di cui alla determinazione
indicata, relativi alle attività di gestione delle risorse strumentali e del
patrimonio strumentale, ivi comprese le strutture sociali.
Rappresentanze sindacali degli ospedali, AdL si prepara alle elezioni
Il sindacato di base AdL si prepara alle prossime elezioni per le RSU(rappresentanze sindacali interne) della Asst Valle Olona, in programma dal 17 al 19 aprile. È l’azienda sanitaria che riunisce hli ospedali di Busto, Gallarate, Saronno, Somma, Angera.
«AdL negli ultimi tre anni ha triplicato le tessere sindacali» rivendicano dalle file del sindacato di base. Che schiera «il doppio dei candidati» e sottolinea che «per la prima volta» c’è anche una candidatura che rappresenta l’ospedale di Angera, ormai da un paio di anni al centro di una ampia mobilitazione contro la riorganizzazione del presidio (di cui si discute molto).
C’è ovviamente molta competizione interna tra le sigle sindacali e AdL contrappone le proprie scelte a quelle degli altri delegati sindacali: «I lavoratori cominciano a capire che la colpa delle mancate assunzioni (e quindi dei carichi di lavoro superiori al normale) è anche di chi firmaaccordi in cui vengono pagati gli straordinari e il gettone di presenza con i soldi che dovrebbero essere divisi in produttività tra tutti i lavoratori […].
martedì 10 aprile 2018
L’ospedale unico e il finanziamento pubblico-privato
La
realizzazione del nuovo ospedale centralizzato Gallarate-Busto prevede il
ricorso alla formula del project financing: un incontro per
approfondire.
L’ospedale
unico e il metodo del Project Financing sono al centro del prossimo
appuntamento proposto dal Comitato per il diritto alla salute del
Varesotto, che si oppone alla realizzazione del nuovo ospedale
che – nelle intenzioni di Regione Lombardia – sostituirebbe quelli esistenti a
Busto e Gallarate.
Un
incontro che si concentra, questa volta, in particolare sulla formula del
“project financing” e del partenariato pubblico-privato, la strada
attraverso cui si realizzano molte opere di valore pubblico, facendo entrare
realtà private, indirettamente, nella gestione di impianti pubblici. «Sono
scelte obbligate?» si chiedono quelli del Comitato.
Alla
domanda risponderà Aldo Gazzetti, del Forum Diritto alla Salute, che
parlerà appunto del project financing con riferimento specifico alle strutture
sanitarie pubbliche. L’appuntamento è per mercoledì 11 aprile 2018 alle 21, alla
Cuac di via Torino 64. È ovviamente aperto al pubblico.
lunedì 9 aprile 2018
domenica 8 aprile 2018
“disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà”.
1.
Premessa
Con
la circolare n. 172 del 22 novembre 2017 l’Istituto ha fornito le
prime
indicazioni sulla disciplina della nuova misura di contrasto alla
povertà, il
Reddito di Inclusione (ReI), introdotta dal decreto
legislativo 15 settembre
2017, n. 147. La legge 27 dicembre 2017,
n. 205 (legge di bilancio 2018), ha
apportato alcune modifiche al
decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, in
relazione ai
requisiti di accesso, alla decorrenza e durata della misura, al
finanziamento, nonché all’importo della misura.
Si
allega il modello di domanda di ReI, modificato alla luce delle
predette
novità.
2.
Destinatari e requisiti. Modifiche di cui all’articolo 1,
commi 190, 191 e 192,
della legge 27 dicembre 2017, n. 205
2.1.
Modifiche con decorrenza 1 gennaio 2018
A
decorrere dal 1° gennaio 2018 il requisito di cui all’articolo 3,
comma 2,
lettera d), del decreto legislativo 15 settembre 2017, n.
147, è stato
modificato dall’articolo 1, comma 190, della legge n.
205/2017. Risulta infatti
abrogato, per effetto della predetta
norma, il riferimento agli specifici eventi
di disoccupazione individuati
dalla previgente formulazione dell’articolo 3,
comma 2, lett. b)
“licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta
causa o
risoluzione consensuale intervenuta nell’ambito della procedura
di cui
all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, ed abbia
cessato, da almeno
tre mesi, di beneficiare dell’intera prestazione
per la disoccupazione, ovvero,
nel caso in cui non abbia diritto di
conseguire alcuna prestazione di
disoccupazione per mancanza dei
necessari requisiti, si trovi in stato di
disoccupazione da almeno tre mesi”.
Pertanto,
per il soddisfacimento del predetto requisito occorre, nel
nucleo, la mera
“presenza di almeno un lavoratore di età pari o
superiore a 55 anni, che si
trovi in stato di disoccupazione”.
I
rimanenti requisiti familiari di cui all’articolo 3, comma 2,
del decreto
legislativo n. 147/2017, restano invariati. Si rinvia per
quanto non specificato
alla circolare n. 172 del 2017, paragrafo 1,
punto 1.2.
Contributo per i servizi di baby-sitting e per i servizi all’infanzia
1.
Premessa
L’articolo
4, comma 24, lett. b), della legge 28 giugno 2012, n. 92,
ha introdotto in via
sperimentale, per il triennio 2013 – 2015, la possibilità
per la madre
lavoratrice di richiedere, al termine del congedo di maternità
ed entro gli
undici mesi successivi, in alternativa al congedo parentale,
la corresponsione
di voucherper l’acquisto di servizi di baby-sitting ovvero
un contributo
per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi
per l'infanzia o dei
servizi privati accreditati, per un massimo di sei mesi.
A
partire dall’anno 2016 il contributo è stato riconosciuto:
- alle lavoratrici dipendenti e alle lavoratrici iscritte alla Gestione
- separata (nel limite di spesa di 20 milioni di euro), dall’articolo 1,
- comma 282, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (c.d. legge di
- stabilità 2016), ferme restando le disposizioni attuative contenute
- nei D.M. 22 dicembre 2012 e 28 ottobre
2014;
- alle lavoratrici autonome (nel limite di spesa di 2 milioni di
- euro), dall’articolo 1, comma 283, della citata legge n. 208/2015
- secondo le disposizioni attuative
contenute nel D.M. 1 settembre 2016.
Il
beneficio in argomento è stato altresì prorogato per il biennio
2017–2018
dall’articolo 1, commi 356 e 357, della legge 11 dicembre 2016,
n. 232 (c.d.
legge di bilancio 2017) sia per le lavoratrici dipendenti e per
le lavoratrici
iscritte alla Gestione separata (nel limite di spesa di 40 milioni
di euro per
ciascuno dei due anni), sia per le lavoratrici autonome
(nel limite di spesa di
10 milioni di euro per ciascuno dei due anni),
ferme restando le disposizioni
attuative contenute nei D.M. 22 dicembre
2012, 28 ottobre 2014 e 1 settembre
2016.
Con
il decreto-legge n. 25/2017, convertito dalla legge 20 aprile 2017, n. 49,
è
stata disposta l'abrogazione delle disposizioni in materia di
lavoro accessorio
con conseguente possibilità di utilizzare i buoni
(voucher) per
prestazioni di lavoro accessorio fino al 31 dicembre 2017.
In
conseguenza della menzionata disposizione, l’articolo 54-bis del
decreto-legge n. 50/2017, convertito dalla legge n. 96/2017, ha previsto
che il
contributo di cui all'articolo 4, comma 24, lett. b), della legge 28
giugno
2012, n. 92, per l'acquisto di servizi di baby-sitting, sia
erogato mediante la
modalità del “Libretto Famiglia”.
Pertanto,
a partire dall’anno 2018 il voucher per l’acquisto di servizi
di
baby-sitting viene rinominato “Contributo per l’acquisto di servizi
di
baby-sitting” e viene erogato secondo le modalità previste per il
“Libretto
Famiglia”.
Si
precisa, al riguardo, che i voucher già acquisiti telematicamente entro
il 31 dicembre 2017 continueranno ad avere validità fino al 31 dicembre
2018.
Ciò
significa che, relativamente ai voucher già oggetto di
acquisizione
telematica entro la data del 31 dicembre 2017, sarà
possibile inserire
prestazioni lavorative esclusivamente con data fine,
al massimo, 31 dicembre
2018. Le relative consuntivazioni potranno
essere inserite in procedura entro il
16 gennaio 2019.
Entro
lo stesso termine del 31 dicembre 2018 è fatta salva la possibilità
di
restituire in tutto o in parte i voucher oggetto di acquisizione
telematica non utilizzati con il conseguente reintegro del
corrispondente
congedo parentale.
Pertanto,
i voucher non utilizzati e per i quali non è stato richiesto
il rimborso
entro il citato termine perderanno validità.
Con
il presente messaggio si forniscono le seguenti istruzioni operative,
anche alla
luce della reingegnerizzazione della procedura telematica
di presentazione delle
domande di beneficio.
venerdì 6 aprile 2018
giovedì 5 aprile 2018
mercoledì 4 aprile 2018
7 aprile: Giornata europea di azione "Tutti per la salute”
COMUNICATO
STAMPA - 30/03/2018
7
aprile: Giornata europea di azione "Tutti per la
salute”
Lancio
della campagna: un anno per dire no alla commercializzazione della salute, per
tutte e tutti!
Ogni anno, diverse reti
di sindacati, gruppi, organizzazioni non governative e
movimenti
sociali organizzano una
serie di azioni in varie città europee per la Giornata Mondiale
della
Salute (sabato, 7 aprile
2018). Un grido per la mobilitazione sarà lanciato a
Madrid,
Barcellona, Parigi,
Lille, Nizza, Bruxelles, Milano, Napoli, Bologna e molte altre città in
tutta
Europa, come nel resto
del mondo (vedi mappa delle iniziative qui).
Nella
settimana del 7 aprile, la Rete europea contro la commercializzazione e la
privatizzazione
della
salute e della protezione sociale lancia la campagna “un anno per dire no
alla
commercializzazione della
salute, per tutte e tutti”, in vista delle elezioni europee del maggio
2019.
L’Europa impone politiche di
austerità ai Paesi membri che causano un disinvestimento
pubblico
nella
sanità e nella protezione sociale. Così, il ruolo del mercato diventa sempre più
preponderante in diversi settori della sanità, creando disparità di accesso a
cure di qualità. Questo è il motivo per cui la rete europea richiede maggiori
investimenti in un’assistenza sanitaria di qualità, accessibile a tutta la
popolazione, senza l’ingresso di operatori commerciali.
Vogliamo mandare un messaggio
forte alle istituzioni europee e agli Stati membri, mettendo
in
evidenza:
1. Le conseguenze
negative di una austerità prolungata sulla qualità e l’accessibilità dei servizi
sanitari
2. Le politiche
interne, fiscali e commerciali, che favoriscono la crescita delle assicurazioni
e dei servizi commerciali nel settore della sanità, con peggioramento delle
diseguaglianze in salute.
3. La politica dei
brevetti e degli accordi segreti tra gli Stati membri e l’industria farmaceutica
che fanno esplodere i prezzi dei farmaci.
Chiediamo che queste politiche
vengano fermate per le conseguenze estremamente negative sulla salute della
popolazione.
"In tutta Europa,
milioni di persone hanno sperimentato e sperimentano difficoltà
sempre
maggiori
nell’accesso alle cure, una riduzione nella qualità delle cure, la chiusura e
la
privatizzazione dei
servizi sanitari, il deterioramento delle condizioni di lavoro per
gli
operatori e le
operatrici della salute, un aumento dei prezzi dei farmaci... nel frattempo,
gli
operatori
commerciali in campo sanitario aumentano i loro margini di profitto.
Queste
politiche hanno e
avranno effetti catastrofici sulla salute delle persone!",
avverte Sarah Melsens,
coordinatrice della Rete europea contro la commercializzazione di
salute.
Diverse iniziative svolte nel
mese di marzo fanno parte dello spirito del 7 aprile:
•
L’8 marzo,
in Spagna, più di 5,3 milioni di donne hanno scioperato per
rivendicare
l’uguaglianza dei diritti
sociali ed economici, tra cui l'accesso a una assistenza sanitaria
di
qualità.
•
Il 22
marzo, in Francia, 500.000 operatori e operatrici dei servizi pubblici
(compresi
ospedali, case di riposo,
servizi domiciliari, ecc.) hanno scioperato e marciato per le
strade
di
diverse città.
•
Nel corso
del mese di marzo, in Belgio, la campagna TAM TAM ha denunciato le
politiche
neoliberiste che hanno un
impatto negativo sull'accesso alla salute e che, tramite
accordi
segreti, consentono
all'industria farmaceutica ulteriori margini di
profitto.
•
In Italia
continua la mobilitazione della Campagna “Dico32! Salute per tutte e
tutti!”
promossa da una rete di
associazioni, comitati, gruppi che lottano nel Bel Paese contro
la
privatizzazione della salute e
per un sistema che prevenga e curi le malattie della
collettività
e
dell’individuo agendo su tutti i determinanti di salute: condizioni economiche,
ambientali,
psicologiche, fisiche,
etc.
AZIONI
Più
di 50 azioni e iniziative sono previste in Europa e nel mondo, per esprimere una
crescente
preoccupazione e l’unità di
intenti delle organizzazioni sociali contro la commercializzazione
della
salute. Ovunque, invitiamo le
persone a mostrare il proprio sostegno partecipando alle
mobilitazioni, esponendo un
lenzuolo bianco alla propria finestra con un messaggio contro
la
commercializzazione della
salute e la privatizzazione della sanità, e condividendo le fotografie
sui
social network tramite
l’hashtag #health4all (in Italia anche #dico32
#salutepertuttei).
LUOGHI,
DETTAGLI EDELENCO COMPLETO DELLE INIZIATIVE NELLA GIORNATA DEL 7 APRILE IN
ITALIA, CON INCONTRI PUBBLICI, MANIFESTAZIONI, PERFORMANCE E ATTIVITA’
INFORMATIVE, SONO AGGIORNATI E CONSULTABILI ALLA SEGUENTE PAGINA DEL SITO
http://setteaprile.altervista.org:
http://setteaprile.altervista.org/elencoiniziative-
7-aprile-2018/
e sulla
pagina Facebook: Campagna Dico 32 – Salute per tutti e
tutte
EMILIA ROMAGNA: BOLOGNA -
RIMINI - REGGIO EMILIA
LOMBARDIA: MILANO - BUSSERO
(MI)
CAMPANIA:
NAPOLI
LAZIO: ROMA -
LATINA
TOSCANA: EMPOLI - FIRENZE -
AREZZO
MOLISE:
ISERNIA
VENETO:
PADOVA
CAMPAGNA
DICO 32: SALUTE PER TUTTI E TUTTE
CONTATTI:
campagnadico32@gmail.com
FB: Campagna Dico 32 –
Salute per tutti e tutte
SITO WEB:
http://setteaprile.altervista.org
martedì 3 aprile 2018
I Fondi Sanitari “integrativi” e sostitutivi minacciano la salute del Servizio Sanitario Nazionale
APPELLO DELLA RETE SOSTENIBILITÀ E
SALUTE
I Fondi Sanitari “integrativi” e
sostitutivi
minacciano la salute del Servizio
Sanitario Nazionale
C’è
accordo generale nell’auspicare un Servizio
Sanitario Nazionale (SSN) efficiente, che riesca a garantire cure efficaci per
tutte e tutti in tempi rapidi e medici interessati e attenti alla nostra
salute. Tuttavia i tagli alla spesa pubblica avviati negli ultimi
decenni e aumentati a seguito della crisi economica stanno incidendo fortemente
sulle scelte di politica sanitaria e sul finanziamento del SSN sottraendo
risorse importanti per lo stato di salute sia del SSN che dei cittadini di cui
dovrebbe tutelare il diritto alla
salute.
Negli
ultimi anni inoltre, sull’onda di un trend internazionale intensificatosi in
seguito alla crisi, accanto al SSN si è
assistito all’emergere di un “servizio sanitario privato” in grado di
erogare servizi e prestazioni fruite da una crescente quota di cittadini
“assicurati”, che oggi si stima arrivino a 14 milioni. Questo “servizio
sanitario privato” comprende un variegato settore non profit, costituito da
fondi sanitari, casse mutue e società di mutuo soccorso, previdenze sanitarie
garantite dai datori di lavoro; e il settore for profit delle assicurazioni
sanitarie commerciali. La logica in apparenza è semplice: dove non arriva il SSN, in seguito ai tagli
progressivi, si crede possa arrivare tale servizio privato,
integrando eventuali mancanze del SSN, fornendo uno strumento per la sua
sostenibilità e costituendo un nuovo “pilastro” nella tutela della salute dei
cittadini. Su questa scia, di fronte all’arretramento del SSN, le organizzazioni
e i cittadini che ne hanno la possibilità assicurano se stessi e le proprie
famiglie, senza essere consapevoli che questo
“servizio sanitario privato” rappresenta una delle maggiori minacce attuali per
il nostro Servizio Sanitario
Nazionale.
Le casse dello Stato infatti
finanziano (tramite incentivi, detrazioni fiscali e oneri deducibili) la
crescita di questo “servizio sanitario privato” a scapito del buon funzionamento
del SSN. Per cui
non solo si sottraggono risorse preziose al principale pilastro a reale tutela
della salute di tutti i cittadini, il SSN; ma le fasce di popolazione più
avvantaggiate dal punto di vista socioeconomico e da quello di salute che
accedono a questo nuovo “pilastro” sanitario, grazie ai privilegi fiscali
scaricano parte dei costi su chi non può accedervi e non ne usufruisce, pur
versando in condizioni di salute in media
peggiori.
Inoltre, al contrario di quanto la legge istitutiva
intendeva evitare, più che integrare l’offerta del SSN verso bisogni di salute
dei cittadini, questo servizio sanitario
privato tende a sostituirvisi erogando, duplicandole, prestazioni nella maggior
parte dei casi già disponibili.
Ma i
fondi sanitari, casse mutue, previdenze sanitarie garantite dai datori di lavoro
e assicurazioni sanitarie commerciali peggiorano la sostenibilità del SSN anche
per altri motivi.
Il
primo riguarda l'(in)efficienza:
gestire milioni di transazioni connesse a questo servizio sanitario privato è
molto dispendioso per i professionisti sanitari e le amministrazioni pubbliche,
che devono sacrificare parte delle proprie risorse, anche di tempo, per
negoziare, stipulare e rinnovare i contratti, documentare le prestazioni
eseguite, tenere conto dei diversi regolamenti, eseguire i controlli delle
centinaia di fondi che costituiscono questo servizio sanitario privato.
Un’ulteriore e più subdola minaccia riguarda il modo
con cui i cittadini si relazionano con la propria salute e con le prestazioni
sanitarie. Tali servizi sanitari privati, per sopravvivere, hanno bisogno di
vendere il maggior numero possibile di
prestazioni. Per garantire la propria sopravvivenza e sviluppo,
inducono i cittadini a consumare un numero di prestazioni che permetta loro di
avere ricavi sufficienti. C’è però spesso molta differenza tra il numero di
prestazioni di cui necessitano tali servizi sanitari privati per sopravvivere e
svilupparsi e ciò di cui i cittadini hanno davvero bisogno per una buona salute.
Questi servizi sanitari privati finiscono così per aumentare il bisogno dei
cittadini di consumare prestazioni anche non necessarie per la salute (quando
non dannose), ma fondamentali per il mantenimento degli utili. All’aumento
dell’offerta di prestazioni anche non necessarie fa così seguito un aumento
della domanda.
Questo “secondo pilastro” è caldeggiato con l’intento
dichiarato di ridurre le spesa sanitaria pubblica. Ma si può invece osservare
che i paesi dotati di “sistemi assicurativi”
(anche non profit, di tipo mutualistico) molto sviluppati, pur non avendo
affatto migliori esiti di salute, hanno sia la spesa sanitaria totale, sia
quella pubblica in media maggiori rispetto ai paesi in cui la
presenza di fondi sanitari e assicurazioni commerciali è tuttora inferiore, come
accade nei paesi con un SSN. Per l’aumento di transazioni amministrative
improduttive e l’induzione di consumi sanitari anche futili, dove è più forte la
componente privata del Servizio Sanitario la spesa sanitaria totale è maggiore
(sia in termini percentuali sul PIL che come spesa totale). Ma è maggiore anche
la spesa sanitaria pubblica, in netto contrasto con l’obiettivo dichiarato di
ridurla, ed è persino maggiore la spesa privata complessiva (se non si considera
solo quella pagata in modo diretto dai cittadini, ma le si somma la spesa
privata intermediata da fondi sanitari e assicurazioni).
Non
si dimentichi, infine, che il SSN italiano è nato anche perché le mutue erano
andate in fallimento e sono state liquidate. In considerazione della minaccia
rappresentata per il SSN da tale sanità sedicente “integrativa”, la Rete
Sostenibilità e Salute chiede agli enti pubblici, ai sindacati, ai cittadini, ai
partiti politici di invertire la rotta, prima che l’attuale politica finanziaria
e sanitaria determini la completa insostenibilità per il SSN e che molti
cittadini siano esposti a un eccesso di prestazioni inutili e persino iatrogene,
mentre tanti altri si trovino nell’impossibilità di potersi curare.
Pur
riconoscendo i benefici che potrebbero derivare da servizi sanitari privati che
si limitassero a offrire, a chi è libero di associarsi, prestazioni di efficacia
provata e solo integrative all’attuale offerta del SSN, la Rete Sostenibilità e Salute chiede che cessino i
privilegi fiscali destinati ai fondi sanitari, che alcuni vorrebbero
estendere anche alle assicurazioni. Le
risorse derivanti dalla cessazione di tali privilegi fiscali sarebbero meglio
destinate al potenziamento degli aspetti lamentati dai cittadini come
inefficienze del SSN, a partire dalla riduzione delle liste di attesa per le
prestazioni di efficacia provata, e dall’erogazione di assistenza domiciliare e
cure odontoiatriche.
Rete
Sostenibilità e Salute
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Fanon Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia Associazione per la
Decrescita Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona ONLUS-Ente Morale
Associazione Scientifica Andria Centro Salute Internazionale-Università di
Bologna GDL Diritti Umani Psicologi del Piemonte Federspecializzandi Fondazione
Allineare Sanità e Salute Giù le Mani dai Bambini ONLUS Italia che Cambia
Medicina Democratica ONLUS Movimento per la Decrescita Felice No Grazie Pago Io
Osservatorio e Metodi per la Salute, Università di Milano-Bicocca People’s
Health Movement Psichiatria Democratica Rete Arte e Medicina Rete Mediterranea
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SISM Società Italiana Medicina Psicosomatica Slow Food Italia Slow Medicine
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